Myanmar: Save the Children, a un anno dal colpo di stato militare la violenza. 150.000 i bambini costretti a lasciare le loro case dal febbraio 2021. Appello a Onu e Asean

Almeno 150.000 bambini sono stati costretti ad abbandonare le proprie case ed almeno 405.700 persone sono fuggite dalle loro abitazioni a causa dei combattimenti all’interno del Paese. Tra le regioni più colpite c’è lo Stato di Kayah dove il 24 dicembre scorso dove almeno 35 civili, inclusi quattro bambini e due membri dello staff di Save the Children, sono stati brutalmente uccisi. Rimarrà alla storia come la “strage di Natale”. E sempre nello Stato di Kayah, la scorsa settimana due sorelle adolescenti sono state uccise nel bombardamento di un campo di sfollati interni. E’ il “bilancio” dell’orrore diffuso da Save the Children – presente in Myanmar dal 1975 con interventi volti a fornire assistenza sanitaria, cibo, istruzione e protezione – ad un anno dal colpo di stato militare che dal 1 febbraio 2021 ha fatto piombare il Paese in una realtà di morte e distruzione. “La portata e la gravità della violenza contro i civili, compresi i bambini e il personale umanitario, stanno aumentando in Myanmar”, si legge in un comunicato diffuso oggi dalla organizzazione umanitaria. Circa il 37% degli sfollati in tutto il Paese sono minori, molti dei quali vivono all’aperto nella giungla, in rifugi improvvisati, esposti a fame, rischi e malattie. I due operatori umanitari morti nell’attacco del 24 dicembre erano “entrambi giovani padri appassionati di educazione dei bambini” e “stavano tornando al loro ufficio dopo aver lavorato a una risposta umanitaria in una comunità vicina”. Nel comunicato dell’organizzazione umanitaria vengono riportate le storie di Thawdar, 14 anni, che è dovuta scappare dal suo villaggio a Kayah e ora è rifugiata in un campo per sfollati. “Ho sempre avuto paura dei soldati e prego che non raggiungano il campo. Non voglio più sentire il rumore delle armi pesanti”,  ha detto. E di sua madre, costantemente preoccupata per i pasti e la sicurezza dei suoi quattro figli. Save the Children chiede al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di trovare il modo di affrontare la crisi e proteggere i bambini da violenze, attacchi e sfollamenti in Myanmar. “I membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite devono assumersi la responsabilità condivisa di affrontare la crisi in corso in Myanmar”, ha dichiarato Inger Ashing, CEO di Save the Children International. L’organizzazione chiede agli Stati membri dell’Onu misure concrete: “un embargo sulle armi, con l’obiettivo di limitare i tipi di attacchi aerei che abbiamo visto di recente”; la convocazione di una riunione urgente dell’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (Asean) per “rivedere e mettere in atto” il ‘Five Point Consensus’ concordato nell’aprile 2021 per “l’immediata cessazione della violenza in Myanmar” e l’invio di un inviato speciale dell’Asean per mediare una soluzione diplomatica. “Questi passi sono vitali per proteggere i bambini, le loro comunità e gli operatori umanitari”, ha concluso Inger Ashing.

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