Pace: Calvani (Istituto Giuseppe Toniolo), “necessario ritornare all’amore cristiano”

“La maggior parte dei genocidi e anche delle rivolte armate si fonda sulla convinzione che l’altra parte non sia nemmeno davvero umana, cioè che sia indegna di esistere. Con lo stesso grave malinteso, perfino in un conflitto familiare si giunge troppo facilmente alla violenza e all’omicidio. La pace in questo cambio d’epoca, caratterizzato da trasformazioni mai viste prima, dovrebbe ripartire invece da un dialogo senza condizioni, che ci permette di scoprire l’essenziale prima incredibile: che anche l’altro è prima di tutto una persona. Così viene voglia e cresce il gusto, la passione di fare un passo in più per avvicinarsi, prima ancora di fidarsi davvero”. Ne è convinto Sandro Calvani, presidente del consiglio scientifico dell’Istituto di diritto internazionale della pace Giuseppe Toniolo.
Intervenendo oggi alla Pontificia Università Lateranense nell’ambito del seminario “Dialogo tra le generazioni, educazione e lavoro, strumenti per edificare una pace duratura”, Calvani ha sottolineato come “sul tema della pace quotidiana, il Papa ci fa vedere che sono le persone e il dialogo tra loro che stanno al centro, mentre tutto il resto — fiducia, cooperazione, responsabilità e culture — girano intorno. Prima si credeva il contrario. È una rivoluzione copernicana: ma questa volta il Papa se ne è accorto ed è arrivato prima di tanti che pontificano sulla pace per le strade del mondo, senza muovere un dito nel dialogo tra generazioni, nell’educazione e nel ricostruire dignità per ogni persona umana”.
“Oggi – ha ammonito – siamo di fronte a un’apocalisse in una forma diversa. Basti citare le navi cariche di vite umane che cercano un rifugio sicuro in una terra dove possono sopravvivere o semplicemente non morire. O ancora, le immagini di minori a bordo di gommoni dove le madri li salutano, diretti verso un destino sconosciuto e incerto. Per non parlare dei nuovi e dei vecchi conflitti che seminano morte in molte parti del mondo”.
Pertanto per Calvani è necessario ritornare all’amore cristiano. “L’amore tipico del cristiano non è solamente quello per il ‘prossimo’ – ha concluso -, ma quello per il diverso e addirittura per il ‘nemico’. Quando si arriva a guardare l’uomo che commette l’orrore con una qualche forma di pietas, trionfa in maniera umanamente inspiegabile – e anche ‘scandalosa’ – quella che invece è proprio la forza intima del Vangelo di Cristo: l’amore per il nemico. Questo è il trionfo della misericordia”.

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