Papa Francesco: a Fondazione Arché, “le donne migranti portano nella loro carne esperienze drammatiche”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Le donne migranti portano nella loro carne esperienze drammatiche”. Lo ha sottolineato il Papa, ringraziando la Fondazione Arché per il suo impegno trentennale di accoglienza di mamme con bambini. “L’avete chiamato Arché, che richiama l’origine, il principio, e noi sappiamo che in principio c’è l’Amore, l’amore di Dio”, ha esordito Francesco durante l’udienza concessa ai membri della Fondazione: “Tutto ciò che è vita, tutto ciò che è bello, buono e vero viene da lì, da Dio che è amore, come dal cuore e dal grembo di una madre viene la vita umana, e come dal cuore e dal grembo di una Madre è venuto Gesù, che è l’Amore fattosi carne”. “E allora, in questa logica – ha proseguito il Papa – in principio ci sono i volti: per voi sono i volti di quelle mamme e di quei bambini che avete accolto e aiutato a liberarsi dai lacci della violenza, del maltrattamento. Anche donne migranti che portano nella loro carne esperienze drammatiche. Le vostre comunità accoglienti sono un segno di speranza prima di tutto per loro, per queste donne e per i loro figli. Ma lo sono anche per voi stessi che condividete la vita con loro; e per i volontari, i giovani, le giovani, le giovani coppie che in queste comunità fanno esperienza di servizio non solo per i poveri – cosa molto buona, ma cosa più buona è con i poveri”. “La Mamma col Bambino è un’icona tanto familiare per noi cristiani”, ha fatto notare Francesco: “Per voi non è rimasta solo un bel quadretto: l’avete tradotta in un’esperienza concreta, fatta di storie e di volti concreti. Questo significa certamente problemi, difficoltà, fatiche… Ma significa nello stesso tempo gioia, gioia di vedere che la condivisione apre strade di libertà, di rinascita, di dignità”. Alla fine del suo discorso, il Papa ha espresso la sua gratitudine ad Arché “anche a nome della diocesi di Roma, perché so che dopodomani inaugurerete la vostra casa qui a Roma, casa che ospiterà una nuova comunità”. “Che sia un luogo in cui si vive lo stile di Dio, che è vicinanza, tenerezza e compassione”, l’auspicio finale: “E che la struttura sia sempre al servizio delle persone, non al contrario”.

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