G20: Bologna, al via il 12 settembre l’Interfaith Forum 2021. Al centro il tema della “guarigione”

Si svolgerà dal 12 al 14 settembre a Bologna il G20 Interfaith Forum 2021, una delle più importanti iniziative collaterali al G20, che quest’anno è guidato dalla presidenza italiana. Il tema centrale attorno al quale ruoteranno le attività e i lavori del Forum è “Time to Heal”, il tempo della guarigione. “Un richiamo quanto mai evocativo alla pandemia da Covid-19, che ha già sconvolto il mondo con oltre due milioni di morti e alle complesse conseguenze socio-sanitarie della guerra, che la tragedia afghana ha messo sotto gli occhi di tutti”, spiegano i promotori dell’iniziativa in una nota. “L’obiettivo del G20 è quello di costruire uno spazio di incontro e di dialogo, non solo fra capi religiosi, ma anche fra autorità politiche dei Paesi e delle organizzazioni internazionali, autorità spirituali e figure intellettuali su temi e programmi di carattere e rilevanza globale”. Il prologo verrà affidato al presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, mentre ad aprire ufficialmente il Forum sarà la lezione del presidente della Slovenia, Borut Pahor, il cui Paese ha la presidenza del semestre europeo; interverranno anche il primo ministro dello Sri Lanka, Mahinda Rajapaska, il presidente del Congresso ebraico mondiale, Ronald S. Lauder, cui seguiranno i messaggi della Adg delle Nazioni Unite Amina Mohammed e del patriarca di Mosca e di tutte le Russie. La chiusura dei lavori, sotto la presidenza di Romano Prodi, verrà invece affidata al presidente del Consiglio, Mario Draghi, e al cardinale arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi. Nella giornata di lunedì le sessioni ministeriali vedranno tre appuntamenti: quello dei ministri degli Esteri, presieduto da Luigi di Maio, quello dei ministri dell’Educazione, presieduto da Patrizio Bianchi, e quello dei ministri degli Affari religiosi presieduto da Luciana Lamorgese e nel quale, accanto a diversi altri ministri, prenderà la parola il direttore dell’Ufficio per gli affari religiosi della Repubblica popolare cinese, Wang. Nel corso delle giornate saranno promosse attività finalizzate a stimolare la discussione pubblica, grazie all’intervento di figure autorevoli delle relazioni internazionali, di protagonisti dei dibattiti teologici, giuridici e filosofici e dei rappresentanti delle varie comunità di fede e delle organizzazioni attive nel dialogo interreligioso. Saranno quindi previste sessioni plenarie, tavole rotonde e workshop in cui analizzare e articolare i vari temi e spunti di riflessione. Tra i vari interventi previsti anche quelli del rav Riccardo di Segni e del rav Gady Gronich dell’Ufficio rabbinico europeo, del giudice Abdel Salam dell’Alto Comitato per la Fratellanza umana di Abu Dhabi e del card. Giuseppe Betori. Nel corso del Forum si discuterà fra gli altri una serie di proposte (i policy brief) indirizzate al summit e fra esse una breve dichiarazione di impegni comuni – intesa come una sorta di Parva Charta, di sole tre righe: “noi non ci uccideremo”; “noi ci salveremo”; “noi ci perdoneremo”. Un’assunzione di responsabilità nella quale leader politici, autorità di fede e produttori di conoscenza possono fare ciascuno la sua parte. Nel corso della presentazione odierna del programma del forum, il segretario della Fondazione Scire, Alberto Melloni, ha dichiarato: “Se ce ne fosse stato bisogno la crisi afghana ha confermato che le appartenenze religiose consegnano a chi la pratica la responsabilità di fare diventare ciascuna fede una leva di pace e rispetto e di contrastare chi fa l’opposto. Se IF20 riuscirà a fare scrivere accanto alle tre P del programma del G20 (people, planet, prosperity) la quarta P di pace avrà reso questo appuntamento italiano fecondo”.

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