Ecumenismo e dialogo: card. Bassetti, “dimensioni imprescindibili. Mancata consapevolezza di ciò può causare ritardi e incidere negativamente su missione Chiesa”

“L’ecumenismo e il dialogo interreligioso sono dimensioni imprescindibili per il vissuto ecclesiale; la mancata consapevolezza di questo può causare quei ritardi che incidono negativamente sulla stessa missione della Chiesa e, prima ancora, sulla sua stessa identità”. Lo ha detto questa mattina il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, intervenendo alla tre giorni di lavoro e programmazione promossa dall’Ufficio ecumenismo e dialogo della Cei, nell’ambito del processo sinodale della Chiesa italiana. Un incontro che si svolgerà fino a domenica 19 settembre, tra Roma e Assisi, e che si prefigge come scopo quello di “tendere sempre più ad essere Chiesa dialogica”. “Oggi – ha affermato il card. Bassetti – siamo tutti invitati a compiere un passo in avanti perché l’ecumenismo e il dialogo entrino a pieno titolo nell’azione pastorale senza essere più solo appannaggio degli addetti ai lavori”. “La dimensione ecumenica e del dialogo interreligioso – ha dichiarato Bassetti – devono coinvolgere parrocchie, gruppi, associazioni, movimenti, circoli culturali, federazioni, istituti religiosi e, non ultimi, i seminari, intrecciando tutta l’azione pastorale, dalla catechesi alla famiglia, dalla scuola alla comunicazione, e così via fino alle carceri e agli ospedali. Siamo chiamati a passare dall’approssimazione alla consapevolezza di chi vive nei territori delle nostre diocesi”. Si tratta di un “un tema che non può più essere solo di nicchia. La nostra Italia, segnata dal pluralismo religioso, ha bisogno di una Chiesa attenta e capace di accompagnare il popolo, così che possa beneficiarne anche la dimensione sociale, politica, economica ed ecologica, come sottolinea Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium, nella Laudato Si’ e nella Fratelli tutti. È tempo di promuovere il dialogo, l’incontro e la collaborazione fattiva, senza separarli dalla preoccupazione per una società giusta, capace di memoria senza esclusioni. Questo processo ha il suo soggetto nella gente, nella comunità, e non in una classe, una frazione, un gruppo”.

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