Diocesi: mons. Cerrato (Ivrea), “il cammino sinodale offrirà l’occasione di uno ‘scatto’ di vitalità di cui le nostre comunità hanno bisogno”

Il “cammino sinodale” che prenderà il via dal 10 ottobre prossimo “offrirà l’occasione di una ripresa, di uno ‘scatto’ di vitalità, di cui le nostre comunità hanno bisogno”. Ne è convinto mons. Edoardo Aldo Cerrato, vescovo di Ivrea, che così si è espresso nella lettera pastorale alla diocesi per l’anno 2021/2022 incentrato su “Eucarestia: dalla celebrazione alla testimonianza. Tema: la nuova evangelizzazione e l’impegno di testimonianza nella carità”.
“Rifletteremo sul valore della ‘sinodalità’ e sulle modalità del viverla realmente, tenendo presente che ‘insieme si cammina’ per raggiungere una meta. E quella evidenziata dal nostro programma pastorale non esula affatto dalla grande meta”, aggiunge il vescovo. Dopo aver osservato che “la missione ha bisogno di annunciatori profondamente rinnovati nella vita spirituale e capaci anche di modalità nuove nell’annuncio” e che “c’è bisogno di carità vera” per “generare la concordia che non è uniformità in ciò che è opinabile, ma la volontà di raggiungere insieme, pur partendo da punti di vista anche diversi, ciò che il discepolo di Cristo, alla luce del Vangelo, deve volere”, mons. Cerrato sottolinea che “sincera accoglienza dell’altro e dialogo fraterno sono la base della ‘sinodalità’ su cui, nelle nostre comunità, siamo chiamati a riflettere e nella quale siamo chiamati a crescere”. Per quanto riguarda l’attuazione e lo svolgimento del “cammino sinodale”, il vescovo spiega che “la consultazione coinvolgerà, nelle forme che si giudicheranno idonee e possibili, tutte le comunità cristiane della diocesi, che invito fin d’ora a mettere ogni impegno affinché i pareri e le considerazioni emerse al loro interno non siano solo il prodotto di ‘esperti’ e di ‘rappresentanti’ – quelli che normalmente mostrano interesse per tali cose e ne parlano – ma espressione anche di quei battezzati che normalmente sono poco inclini a far sentire la loro voce, talora intimiditi dalle capacità espressive di chi sa parlare”.

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