Santa Sede: p. Guerrero Alves (prefetto Economia), “la trasparenza ci protegge più della segretezza”

Il processo al via il 27 luglio prossimo che vede coinvolto il card. Becciu rinviato a giudizio con altri 9, dopo l’inchiesta partita dallo scandalo del palazzo di Sloane Avenue a Londra, “penso che segni una svolta che può portare a una maggiore credibilità della Santa Sede in materia economica. Prima di tutto, questo processo ci parla di un passato, un passato recente, ma di un passato. Ci possono sempre essere errori, ma oggi non vedo come gli eventi del passato possano ripetersi”. Lo dichiara padre Juan Antonio Guerrero Alves, prefetto della Segreteria per l’Economia, in un’intervista, a firma di Andrea Tornielli, direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, e diffusa oggi dalla Sala Stampa. “Il fatto che questo processo abbia luogo – sottolinea p. Guerrero Alves – significa che alcuni controlli interni hanno funzionato: le accuse sono venute dall’interno del Vaticano. Da diversi anni – spiega – le misure adottate vanno nella giusta direzione. Già con Papa Benedetto iniziò l’Aif, oggi Asif, e Papa Francesco ha continuato nella stessa direzione, creando nel 2014 il Consiglio per l’Economia, la Segreteria per l’Economia e l’Ufficio del Revisore generale. I recenti Motu Proprio del Papa sulle questioni economiche ha reso più trasparente l’economia vaticana. Moneyval ha recentemente riconosciuto i progressi fatti in quanto ad efficacia, come ha mostrato il dottor Barbagallo nella sua recente intervista”. “Siamo ancora in cammino, sappiamo che le leggi non sono sufficienti, che devono essere attuate e che devono essere rispettate fino a quando non si crea una nuova cultura. In questo senso grazie a questo processo, indipendentemente dal suo esito, abbiamo imparato e stiamo imparando. Possiamo sempre fare errori, ma oggi vedo molto difficile che ciò che è successo possa ripetersi”. Uno degli insegnamenti tratti è che “avere buoni consulenti è molto importante per noi, che non siamo dediti all’attività economica, e abbiamo fatto errori in passato, come si può vedere. La selezione dei consulenti è migliorata e anche il livello professionale nei dicasteri e negli enti che si occupano di questioni economiche all’interno della Santa Sede. Veniamo da una cultura della segretezza, ma in economia abbiamo imparato che la trasparenza ci protegge più della segretezza. Abbiamo anche capito che siamo custodi, non proprietari, e il custode deve rendere conto. Una cultura ha cominciato a cambiare. Molti ora capiscono che controlli e responsabilità non significano sfiducia, ma autoprotezione e sostegno per ciò che si fa, perché preserva anche dagli errori”.

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