Diocesi: mons. Tardelli (Pistoia), “la testimonianza di San Giacomo ci aiuti a fare della nostra città un luogo di pace”

“Siamo giunti finalmente alla festa solenne dell’apostolo Giacomo il Maggiore, di cui conserviamo nella nostra chiesa cattedrale, fin dal 1145, una preziosa reliquia, proveniente direttamente da Santiago del Compostela in Spagna, dove furono ritrovati e ancora oggi si conservano i suoi resti mortali”. Lo scrive mons. Fausto Tardelli, vescovo di Pistoia, in occasione della festa del patrono.
“La testimonianza di San Jacopo, che per primo tra gli apostoli versò il suo sangue per Cristo, invita innanzitutto i credenti a rinnovare la propria fede, così da poter dare, nel mondo di oggi, testimonianza dell’amore di Dio per ogni creatura e proclamare con coraggio in parole ed opere la buona notizia del Regno di Dio”, prosegue il presule, per il quale, “la festa di San Jacopo ha però un messaggio per tutti, anche per chi non si riconosce nella comunità cristiana. In ogni vicenda personale o collettiva, infatti, dentro la coscienza di ognuno, come nel palcoscenico del mondo, è sempre in atto un duello all’ultimo sangue tra la morte e la vita. L’apostolo Giacomo ha scelto di stare da parte della vita, morendo per Cristo. Alla sua scuola comprendiamo, dunque, che ciò che conta per davvero è cercare di stare sempre dalla parte della vita e del bene, costi quello che costi, dando il meglio di sé in ogni circostanza, fosse pure la più avversa”.
All’apostolo Giacomo, patrono della città e della diocesi pistoiese, “chiediamo la sua intercessione per le nostre famiglie, per i malati e i poveri, perché ci sia lavoro dignitoso per tutti e i giovani possano guardare al futuro con speranza. Che la sua testimonianza ci aiuti a fare della nostra città un luogo di pace e di partecipe collaborazione fraterna e la sua mano sostenga coloro che sono investiti di pubblica autorità per servire al bene comune – l’auspicio del vescovo -. Tutti coloro che risiedono in questa nostra città a qualsiasi nazione, cultura o religione appartengano, trovino tra noi dignità e accoglienza fraterna e generosa. Al nostro amico e patrono celeste chiediamo ancora il sostegno per superare definitivamente la pandemia e nel faticoso cammino della ripresa, mentre gli affidiamo tutti coloro che sono morti in questo tempo o sono stati toccati dal virus. Al suo sguardo di amico fraterno affidiamo in particolare il nostro Ospedale che porta significativamente il suo nome: tutto il personale sanitario come tutti gli attuali degenti”.

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