Risoluzione Matic: Comece, “non esiste un diritto umano all’aborto”

“Preoccupazione” e “rammarico” per una serie di affermazioni contenute nella proposta di “Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione della salute e i diritti sessuali e riproduttivi nell’Ue, nel quadro della salute delle donne”, meglio noto come “Risoluzione Matić”, dal nome del deputato socialista croato che l’ha presentata. Ad esprimerli in un “Position Paper” – reso noto questa mattina – è la Commissione degli episcopati dell’Unione europea (Comece), che ha deciso di scendere in campo, chiedendo alle Conferenze episcopali dell’Ue di prendere contatto con i parlamentari europei dei loro Stati membri richiamandoli alla “responsabilità” in vista del voto in plenaria, previsto ma non ancora sicuro per il 23 giugno. “Apprezziamo positivamente la preoccupazione fondamentale di proteggere la salute e i diritti delle donne”, scrive il Segretariato della Comece nel Position Paper. “Allo stesso tempo, siamo molto preoccupati per una serie di dichiarazioni e argomentazioni contenute nel progetto di risoluzione in questione”. Tre i punti evidenziati dai vescovi. Il primo è la “prospettiva unilaterale, in particolare sulla questione dell’aborto”. Ciò che i vescovi contestano alla bozza di Risoluzione è il modo in cui viene considerato l’aborto, cioè come un “servizio sanitario essenziale che dovrebbe essere disponibile per tutti. Un intervento medico di tale portata non può e non deve diventare una pratica normale”. “A nostro avviso, questa classificazione è eticamente insostenibile”. “Come Chiesa, siamo convinti che la vita umana fin dall’inizio, compresa la vita ancora in grembo, possiede una propria dignità e un diritto indipendente che deve essere protetto”. L’aborto pertanto non può diventare “un mezzo di pianificazione familiare” né far parte della “cura ordinaria della salute”. Il nascituro ha “una vita indipendente creata a immagine di Dio” e quindi “ha il diritto umano alla vita”. Nella bozza di Risoluzione, invece, i legislatori presentano “il servizio sanitario dell’aborto come un diritto umano”, chiedendo quindi agli Stati membri di rispettare “i loro obblighi ai sensi dei trattati internazionali sui diritti umani”.  Ma “non è così”, ribatte la Comece. “Non esistono diritti umani internazionali, o altri trattati internazionali, che prevedano un tale diritto umano all’aborto generale e un corrispondente obbligo degli Stati”. Al secondo punto, i vescovi prendono atto “con preoccupazione e rammarico che il progetto di Risoluzione nega il diritto fondamentale all’obiezione di coscienza, che è emanazione della libertà di coscienza”. Al punto tre, la Comece invoca la competenza legislativa degli Stati membri nel settore della salute collettiva e dei diritti sessuali e riproduttivi. La bozza di Risoluzione enuncia “in linea di principio” questa prospettiva ma “nella sua argomentazione, non rende giustizia a questa premessa”. Il Position Paper si conclude con una considerazione finale: “L’accompagnamento medico delle persone è un compito nobile, ma anche delicato e complesso. Richiede un bilanciamento lecito ed etico di tutti i diritti coinvolti. Chiediamo al Parlamento europeo di tenerne conto nella posizione che assume in questo settore”.

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