Myanmar: arrestati, interrogati e rilasciati 6 sacerdoti nell’arcidiocesi di Mandalay

Non si fermano le retate dei militari anche dentro monasteri buddisti e residenze private di preti cattolici. Continuano gli arresti e gli interrogatori. In tutto il Myanmar dilaga un clima di paura e oppressione. Sabato 12 giugno, una residenza di sacerdoti cattolici e un monastero buddista nell’arcidiocesi di Mandalay sono stati perquisiti nel villaggio di Chan Thar. I soldati – racconta al Sir una fonte locale che per sicurezza chiede di rimanere in anonimato – sono prima entrati nel monastero buddista, poi hanno fatto irruzione nella residenza del prete cattolico dove vive da solo, ma quella notte aveva ospitato 6 sacerdoti, suoi amici, che gli avevano fatto visita. Quella notte, 6 sacerdoti e un visitatore sono stati arrestati senza motivo. I militari hanno preso anche 2 veicoli. “Nessuna chiamata, nessuna informazione, nessun rispetto della privacy”. Quando sono entrati nella stanza dei preti, hanno messo a soqquadro tutte le loro cose. La polizia ha buttato via anche i materassi e controllato. Hanno preso i telefoni senza chiedere permesso. “Tutto questo è stato fatto senza rispetto per i sacerdoti”.

I 6 sacerdoti sono stati arrestati e condotti alla Questura della città. È stato chiesto loro, mostrando la foto di un leader democratico, se lo conoscessero, ma i sacerdoti hanno detto di no e così più tardi, domenica pomeriggio, 13 giugno, sono stati rilasciati e sono tornati nelle rispettive parrocchie sani e salvi senza alcun danno. Questo tipo di incidenti si verificano spesso e in luoghi diversi. È di oggi la notizia, rilanciata dall’agenzia Fides, che è stato rilasciato ed è sano e salvo don Michael Aung Ling, sacerdote cattolico birmano della diocesi di Hakha, arrestato ieri dall’esercito regolare per sospetto sostegno alle forze della resistenza nella cittadina di Kanpetlet, nello Stato birmano di Chin. La fonte del Sir spiega che dopo il colpo di stato del 1° febbraio, la giunta militare andata al potere “sta prendendo di mira tutti coloro che sostengono il Governo di unità nazionale (Gnu) e i loro membri che sono leader democratici scelti dal popolo”. Il 16 aprile scorso, membri del Parlamento birmano deposti, alcuni leader delle proteste contro la giunta militare e rappresentanti di alcune minoranze etniche del Paese hanno istituito un Governo di unità nazionale. L’organo è stato dichiarato illegale dalla giunta militare al potere il 20 aprile ma i suoi componenti hanno continuato a chiedere che esso venga riconosciuto come l’esecutivo legittimo del Myanmar. “Tutti coloro che lo sostengono devono stare attenti e possono essere arrestati in qualsiasi momento”. Fonti anche da Mandalay parlano di interi villaggi bruciati di notte senza preavviso. A morire negli incendi sono soprattutto gli anziani che non riescono a correre e scappare. Si spara anche nelle grandi città e in qualsiasi momento, giorno e notte.

Grazie a donazioni locali e internazionali, le suore sono riuscite ad acquistare beni di prima necessità per gli sfollati nella giungla, impermeabili, candele, fiammiferi, serbato, noodles, riso e cibo di base, medicine, vestiti… Ma il trasporto degli aiuti è “pericoloso e difficile”. I veicoli vengono seguiti dalle spie, spesso bruciati e distrutti.

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