Recovery Plan: Aidu, Fuci e Meic, “occorre concentrare gli investimenti sulla transizione ecologica, digitale ed energetica, come azione centrale ed integrata”

L’Associazione italiana docenti universitari (Aidu), la Federazione universitaria cattolica italiana (Fuci) e il Movimento ecclesiale di impegno culturale (Meic) hanno promosso “un’iniziativa comune di approfondimento e riflessione” sulla sfida lanciataci dall’Europa con Next Generation Eu, “quale impegno civico per il bene comune”. Le tre associazioni hanno espresso alcune osservazioni e proposte sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), in un documento inviato al premier Mario Draghi. Aidu, Fuci e Meic quindi segnalano che nel Pnrr “manca una visione sul futuro dell’Italia in una strategia geopolitica euro-mediterranea; un piano economico finanziario, articolato e dettagliato; non sono evidenziate le interdipendenze tra le iniziative nei diversi settori e rispetto agli obiettivi; l’approccio top-down va integrato con un approccio bottom-up, per un processo circolare fondato sull’integrazione del paradigma ecologico e tecnologico con quello umanistico”. Ancora: “Problema centrale per le nuove generazioni è quello del lavoro, da cui discende l’umanizzazione stessa dello sviluppo. Il modello di economia circolare è la via obbligata per lo sviluppo sostenibile. Occorre concentrare gli investimenti sulla transizione ecologica, digitale ed energetica, come azione centrale ed integrata. Occorre mettere a fuoco meglio il modello circolare integrato per l’energia, nel cui ambito la dimensione spaziale/territoriale andrebbe potenziata”. Occorre, inoltre, indirizzare le strategie di sviluppo verso un modello di “città circolare”. Altri punti del documento delle tre associazioni riguardano immigrazione e coesione sociale; infrastrutture e Mezzogiorno; transizione digitale; modernizzazione della Pubblica Amministrazione; tutela del territorio e delle risorse idriche; sanità, che “deve essere convertita nella sua polarizzazione e ripensata come sanità di comunità, con una vera integrazione sul territorio tra servizi ospedalieri e territoriali, puntando sulla prevenzione e sull’integrazione tra sociale e sanitario. Occorre una sanità che ruoti attorno al cittadino e non viceversa: ciò significa valorizzare il più possibile la prossimità”.

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