Perù: sentenza apre all’eutanasia. Vescovi, “organo dello Stato non può cercare di cambiare una norma costituzionale”

“Dobbiamo ricordare che l’eutanasia sarà sempre una strada sbagliata, perché è un attacco contro il diritto inalienabile alla vita, provoca direttamente la morte di un essere umano e quindi è un atto intrinsecamente cattivo in tutte le occasioni e circostanze”. Al tempo stesso, “la Costituzione del Perù stabilisce chiaramente che l’obiettivo supremo della società e dello Stato è la difesa della persona umana e il rispetto della sua dignità. Ciò significa prendersi cura, rispettare e promuovere la vita dal concepimento al suo termine naturale; pertanto, nessuna autorità può legittimamente imporre o consentire” visioni diverse. È quanto sostiene la Conferenza episcopale peruviana, in un messaggio diffuso sabato, in seguito alla sentenza della Corte superiore di Giustizia di Lima, che ha ordinato al pubblico ministero e all’ente sanitario Essalud di rispettare la scelta della cittadina Ana Estrada Ugarte di poter decidere di porre fine alla sua vita quando sarà il momento e di stabilire le procedure per garantire l’esecuzione dell’eutanasia per la suddetta signora”. La paziente soffre di una polimiosite progressiva incurabile. “Comprendiamo la sofferenza che Ana Estrada Ugarte sta affrontando a causa della sua malattia, solidarizziamo con lei, le offriamo la nostra preghiera e vicinanza affinché, in mezzo al dolore e all’angoscia che ha dovuto vivere, apra il suo cuore alla fede, alla misericordia e all’amore di Dio”, scrivono i vescovi. Al tempo stesso, “è contraddittorio e non dovrebbe essere tollerato che un organo dello Stato peruviano cerchi di cambiare una norma costituzionale e promuova azioni contro questo sacro principio”.
Prosegue la nota: “Di fronte a questo tipo di ordinanze, che cercano di legittimare l’eutanasia o il suicidio assistito, tutti dobbiamo sempre negare qualsiasi cooperazione formale o materiale immediata e, nel pieno esercizio dei nostri diritti di cittadinanza, dobbiamo esigere il rispetto dell’obiezione di coscienza, anche in campo medico, salvaguardando i principi della legge morale naturale, e l’obbligo di proteggere la vita e di custodirla fino alla fine”.

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