Coronavirus Covid-19: garante persone private libertà, “cordoglio per morte appartenenti al Corpo di Polizia penitenziaria”

“La notizia delle morti per Covid, avvenute nel giro di pochi giorni, dell’ispettore Antonio Maiello, del sostituto commissario Giuseppe Matano e dell’assistente capo coordinatore Angelo De Pari, tutti operatori di Polizia penitenziaria, colpisce il garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, che ancora una volta vuole esprimere la propria vicinanza agli uomini e alle donne del Corpo, chiamati a svolgere un lavoro complesso e delicato, che l’emergenza sanitaria ha reso ancora più difficile”. Lo si legge in una nota, diffusa oggi dal garante.
Un lavoro non sempre riconosciuto a cui il garante nazionale ha voluto dare il giusto riconoscimento nel presentare la propria Relazione al Parlamento nel giugno scorso: “Accanto alla doverosa riconoscenza verso gli operatori sanitari espressa da voci più autorevoli della mia – ha detto Mauro Palma – aggiungo quella verso coloro che hanno permesso la continuità della presenza istituzionale nei luoghi di detenzione, penale o amministrativa, non sempre destinatari di un’effettiva riconoscenza”.
Fin dall’inizio del suo manifestarsi, evidenzia la nota, “il garante nazionale ha monitorato con attenzione il diffondersi dell’epidemia all’interno degli istituti penitenziari, tenendo accesi i riflettori su questi luoghi chiusi e sui rischi intrinsecamente insiti in essi. Ha reso noti, attraverso i suoi Bollettini, i numeri e la realtà di quanto accadeva oltre i muri. Ha chiesto interventi per rallentare la diffusione del virus, attraverso la tutela dei lavoratori all’interno degli Istituti e la diminuzione della densità delle persone all’interno del carcere al fine di poter affrontare con adeguati spazi e mezzi l’insorgere di una eventuale emergenza interna. E, con l’arrivo dei vaccini, ha sostenuto l’esigenza di immunizzare tutti coloro che in carcere operano e vivono: l’innegabile contenimento dell’epidemia negli Istituti penitenziari, se si paragona con quanto è accaduto in altre strutture chiuse, non può essere utilizzata come giustificazione per un ritardo nella protezione degli operatori, assicurata in altri contesti, da quelli sanitari a quelli dell’istruzione”.
Il garante nazionale esprime “il proprio cordoglio e la propria vicinanza alle famiglie degli operatori penitenziari deceduti” e rinnova “il proprio riconoscimento per il lavoro svolto al servizio della comunità”.

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