Commemorazione defunti: mons. Piemontese (Terni), “da esperienza Covid ripartire più coraggiosi ed entusiasti nella cura e promozione della vita”

(Foto: diocesi di Terni-Narni-Amelia)

“Siamo qui, come comunità ecclesiale per testimoniare la nostra convinta fede e ferma speranza nella risurrezione di Gesù, ma anche della risurrezione nostra e dell’umanità intera”. Lo ha detto l’amministratore apostolico di Terni-Narni-Amelia, mons. Giuseppe Piemontese, celebrando la messa al Cimitero di Terni, per la commemorazione di tutti i defunti.
“Siamo qui – ha osservato – anche come comunità civile, rappresentata dalle Istituzioni civili e militari: una famiglia unica, che ricorda e piange i propri figli, tutti, specie quelli che hanno lasciato questo mondo e la comunità in maniera prematura per malattia, disgrazia, calamità naturali, o violenza: i morti sul lavoro, negli ultimi tempi, ahimè notevolmente aumentati, tutti quelli, civili e militari, che hanno perso la vita nell’adempimento del dovere”. Un pensiero anche ai morti per Covid: “In un momento di relativa tregua della pandemia, siamo invitati a riparare a quelle sepolture veloci e disadorne, a commiati quasi strappati e veloci, a rendere onore ai nostri morti con la presenza, il pellegrinaggio carico di pietà, la santa messa e la preghiera. Per ripartire da questa esperienza più coraggiosi ed entusiasti nella cura e promozione della vita e del convivere civile”. Tuttavia, “pur essendo circondati dalla morte”, “la nostra generazione, specie la società occidentale, in alcune larghe frange ha un atteggiamento contraddittorio verso il fine vita, quel momento decisivo per ogni uomo o donna che è la morte”. “Alcuni con temeraria incoscienza si dedicano a sport, scommesse, giochi o abitudini che sono via alla morte o che in moltissimi casi, hanno come epilogo la stessa morte per se e per gli altri – ha aggiunto -. La consapevolezza della preziosità e unicità della vita, patrimonio di ogni esistenza, viene oscurata o peggio messa alla prova. Tutto ha origine dall’aver rinunciato al principio della indisponibilità dell’esistenza di ogni persona, uomo o donna, bambino o vecchio, sano o malato, persino della propria esistenza. Il rispetto, la cura, la venerazione di ogni persona, che per i cristiani è dono e immagine di Dio, conduce quasi alla devozione verso ogni persona, alla cura del corpo, all’accompagnamento rispettoso e devoto anche nel momento della fragilità, della malattia e della morte”. E ancora: “In nome della libertà si tenta di abbattere il principio del valore primario dell’esistenza umana. E tuttavia la gran parte degli uomini di fronte al momento decisivo della morte tendono a rimuoverla; e perciò quando si affaccia il suo pensiero o si avvicina, si è presi dall’angoscia. Solo chi con saggia e appropriata riflessione la guarda in faccia, ne vince la carica di angoscia, l’affronta con coraggio e serenità”.
Dopo la celebrazione è seguito un momento di raccoglimento all’interno del cimitero e la benedizione da parte del presule delle tombe lungo i viali del cimitero, ricordando i defunti a causa della pandemia, ma soprattutto tutti quei i morti che sono stati privati di una degna sepoltura.

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