Legge sull’aborto: duro attacco dal Parlamento europeo alla Polonia. “La magistratura non è indipendente e la misoginia regna sovrana”

foto SIR/Marco Calvarese

“Il divieto di abortire in Polonia è un attacco ai diritti fondamentali”. Così in una nota congiunta, i presidenti delle commissioni per la Parità di genere e i diritti delle donne e degli Affari interni del Parlamento europeo. Gli eurodeputati esprimono solidarietà con in manifestanti e tornano a chiedere al governo polacco di modificare la legge sull’aborto. La legge è ufficialmente entrata in vigore in Polonia, poiché la sentenza della Corte costituzionale di ottobre sull’aborto è stata pubblicata ieri sulla Gazzetta ufficiale polacca. “In Polonia, la misoginia regna sovrana – ha detto Evelyn Regner, eurodeputata e presidente della commissione per la Parità di genere –. Il divieto de facto dell’aborto promosso dal governo polacco interferisce direttamente con l’autonomia e l’integrità fisica delle donne”. L’europarlamentare ricorda che nel novembre 2020 il Parlamento europeo “ha condannato fermamente la sentenza della Corte costituzionale, che non è più indipendente”. Inoltre, “il Parlamento ha ripetutamente chiesto che il diritto all’autodeterminazione del corpo sia sancito nella Convenzione Ue dei diritti dell’uomo e che i fondi dell’Ue siano collegati a criteri basati sullo stato di diritto”, ha aggiunto. “Dobbiamo opporci a tali attacchi ai diritti umani fondamentali nel cuore dell’Europa”.
Secondo gli eurodeputati la normativa polacca spingerebbe le donne ad agire illegalmente mettendo a rischio la vita. “Gli attacchi allo Stato di diritto, alla democrazia e ai diritti fondamentali in Polonia devono essere affrontati con urgenza – ha detto il presidente della commissione Affari interni, Juan Fernando López Aguilar, eurodeputato –. L’indipendenza della magistratura in Polonia non è più garantita, come dimostra questa sentenza. Il diritto di una donna di prendere decisioni sulla propria gravidanza senza essere perseguita non dovrebbe essere incostituzionale in nessun Paese dell’Unione europea”.

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