Australia: nuovo protocollo della Chiesa per rispondere agli abusi sessuali. Mons. Coleridge, “importante passo in avanti”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Un nuovo protocollo sarà attivo a partire dal 1° febbraio in tutte le realtà della chiesa cattolica in Australia per rispondere in modo coerente a quanti hanno subito abusi all’interno delle strutture religiose ed ecclesiastiche del Paese. Il National Response Protocol, adottato dalla Conferenza episcopale cattolica australiana nella sua riunione plenaria del novembre 2020, è frutto di due anni di lavoro e ampie consultazioni all’interno e al di fuori della Chiesa. E’ l’esito di un lungo percorso – si legge in un comunicato diffuso dalla Conferenza episcopale – che ha coinvolto anche le vittime. “La Chiesa continua a lavorare duramente per rafforzare i sistemi di controllo che sono stati messi in atto negli ultimi anni”, ha detto il presidente dei vescovi australiani, mons. Mark Coleridge. “L’adozione e l’implementazione del National Response Protocol è un importante passo in avanti e ringraziamo coloro che hanno portato a termine questo processo”. Il Protocollo prende in considerazione la varie normative e legislazioni, statali e territoriali, che esistono in materia e mira soprattutto ad offrire una guida omogenea su tutto il territorio nazionale su come interagire con le persone colpite dagli abusi attraverso un approccio informato sui traumi subiti da chi è stato “tradito proprio nelle strutture della Chiesa”. “Uno dei punti di forza del nuovo protocollo – ha detto l’arcivescovo Coleridge – è che fornisce un quadro nazionale unico, che garantirà un approccio coerente alla gestione delle preoccupazioni e delle accuse”.

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