Rosario Livatino: Elena Valdetara Canale “miracolata” per sua intercessione, “mi disse: ‘La forza di guarigione è dentro di te”‘

“La forza di guarigione è dentro di te. Quando la troverai potrai aiutare altri bambini”. Furono queste le parole pronunciate da Rosario Livatino in sogno a Elena Valdetara Canale, affetta da un linfoma di Hodgkin diagnosticato nella primavera del 1993, che secondo i medici l’avrebbe condotta alla morte in meno di due anni. Nel 30° anniversario dell’omicidio del giudice  da parte della mafia, il 21 settembre 1990, Elena, 70 anni il prossimo novembre, protagonista di uno dei due presunti miracoli attribuiti all’intercessione del giovane magistrato per il quale è in corso la causa di beatificazione, racconta in un’intervista al Sir la sua storia: la malattia, il sogno, la guarigione miracolosa: “Una notte, in sogno, mi apparve un giovane in abiti sacerdotali, che io non conoscevo, ma il cui volto, e soprattutto lo sguardo, mi è rimasto impresso per sempre. Come se conoscesse il desiderio che avevo nel cuore, guardandomi fisso negli occhi mi disse: ‘La forza di guarigione è dentro di te. Quando la troverai potrai aiutare altri bambini”‘. Elena aveva allora quattro figli: Chiara e Cecilia, nate dal matrimonio con Giovanni, e due adottati: Simona, una ragazza con sindrome Down e cardiopatìa congenita, venuta a mancare nel 2001, e Francesco, un bimbo focomelico di quattro anni che doveva affrontare un’operazione impegnativa. Elena si rese conto che avevano molto bisogno di lei: consapevole che si fosse sottoposta alla “chemioterapia pesante” di quel tempo, non sarebbe stata in grado di accudirli. Di qui la decisione di non curarsi. Solo dopo un aggravamento nel 1995 decise di entrare in ospedale per la biopsia ed altri esami, ma il 20 settembre vide un articolo di giornale dedicato al quinto anniversario dell’assassinio di Livatino e dalla foto riconobbe il volto del giovane visto in sogno due anni prima. Durante la messa del giorno dopo, il 21 settembre, giorno dell’omicidio, pregò il giovane magistrato per la propria guarigione e per avere una fede più salda. L’anno dopo, esattamente nel sesto anniversario della morte del giudice, venne certificata ad Elena la remissione clinica e radiologica completa.

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