Coronavirus Covid-19: Aggiornamenti sociali, editoriale “convidiso”. Padre Costa e 5 esperti guardano oltre la pandemia

“La novità, tanto più se è radicale, la si mette meglio a fuoco insieme”. Nasce con questa premessa l’editoriale a più voci che apre il numero di giugno-luglio di “Aggiornamenti Sociali”. Come spiega il direttore, il gesuita Giacomo Costa, “non c’è dubbio che la pandemia da Covid-19 costituisca uno choc epocale, di quelli che accadono una volta ogni generazione. Sono passaggi della storia, personale e collettiva, in cui l’orizzonte si stringe fino a farci dubitare che non ci sia più un futuro. Pian piano poi si comincia a intravedere un insospettato passaggio, magari angusto e tortuoso”. Per cogliere “le opportunità inattese e non soccombere al rimpianto serve quindi capacità di visione e di immaginazione”. In questo editoriale “condiviso” intervengono, dopo una riflessione introduttiva del direttore, cinque collaboratori di “Aggiornamenti Sociali”. Si tratta di Maurizio Ambrosini, sociologo delle migrazioni e docente universitario (“Immigrati, lavoratori ‘essenziali'”), Mario Cucinella, architetto, fondatore di Mario Cucinella Architects (“Inimmaginabile”), Silvia Landra, psichiatra, responsabile della formazione presso la Casa della carità di Milano (“Ripartiamo da salute e cura”), Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed energia Wwf Italia (“Ambiente e clima: accelerare la transizione”), Adriano Patti, consigliere della Corte di Cassazione (“Coronavirus e diritto: quale contagio?”).
Le loro prospettive non esauriscono tutte quelle rilevanti, ma, spiega Costa, “stiamo già lavorando per dare spazio ad altre nei prossimi numeri, riguardanti ad esempio il mondo della scuola, quello dell’accoglienza e del volontariato”. Nel commentare i cinque contributi, il direttore ne sottolinea un tratto unificante: “Non possiamo più far finta di non vedere quanto fosse insostenibile il futuro che con le nostre azioni e le nostre scelte ci stavamo costruendo in quello che oggi ci appare come il nostro passato. È evidente che dobbiamo cambiare, ma è ancora più chiaro che la vera domanda è se vogliamo farlo. […] La sfida resta quella della partecipazione, ma questo richiede innanzi tutto un cambio di passo in termini di cultura e di atteggiamenti. Si apre in questo modo una opportunità di rinnovamento per la democrazia”.

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