Coronavirus Covid-19: mons. Pompili (Rieti), “in questi mesi di pandemia all’improvviso abbiamo riscoperto l’essenziale”

Mons. Domenico Pompili, vescovo di Rieti

“Gesù fa capire così ai suoi che è stolto affannarsi per la vita, sulla quale l’uomo non ha potere. Ce ne siamo resi conto in questi mesi di pandemia: all’improvviso abbiamo riscoperto l’essenziale, che consisteva nel ‘salvare la pelle’ e non dipendeva da noi. Per contro, siamo spesso ossessionati da quel che è superfluo”. Lo ha detto il vescovo di Rieti, mons. Domenico Pompili, celebrando ieri a Cantalice, la solennità di san Felice da Cantalice, il santo cappuccino secondo patrono della diocesi di Rieti. Liturgia celebrata in coincidenza del ritorno delle messe con il popolo e in stretta osservanza delle prescrizioni adottate nel protocollo Governo-Cei. Commentando il passo del Vangelo di Matteo, in cui Gesù invita a non affannarsi perché nessuno può prolungarsi la propria vita, mons. Pompili ha affermato che “quelle che parrebbero parole poetiche, sul genere hippy, tanto seducenti quanto inconcludenti, in realtà sono un insegnamento a cambiare il nostro sguardo sulla realtà: contemplare e non soltanto manipolare. Noi vediamo la realtà solo a partire dalla smania di possedere e perdiamo di vista l’essenziale”. La prospettiva, indicata anche da san Felice, è “la ricerca del regno di Dio che investe anche la qualità dei rapporti tra di noi, la giustizia e la responsabilità nei confronti dell’ambiente. Se non si cerca Dio si cerca solo Mammona. E qui c’è tutto il dramma dell’uomo che quando perde Dio finisce per perdere di vista anche l’umanità”.

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