Coronavirus Covid-19: Comunità Papa Giovanni XXIII, “riparte il servizio civile fra i più fragili”

118 giovani fra i 18 e i 28 anni hanno ripreso oggi il proprio impegno nei progetti di servizio civile della Comunità Papa Giovanni XXIII, rimodulati dopo l’esplosione dell’emergenza Covid-19. I volontari si occuperanno di consegna di cibo e medicinali a domicilio, disbrigo di alcune attività burocratiche, attività di formazione a distanza per bambini e disabili ospitati in case famiglia e realtà di accoglienza, costruzione di video didattici, supporto a comuni ed enti locali. Potranno essere riattivati – precisa una nota – i progetti che erano stati sospesi con l’inizio dell’emergenza, e avviati quelli non ancora iniziati, dando così un contributo alla gestione della situazione di emergenza in Italia. “Grazie a un lavoro di analisi delle singole situazioni, che ha coinvolto tutta la Comunità Papa Giovanni XXIII a livello nazionale – spiega Giovanni Paolo Ramonda, presidente dell’associazione di don Benzi – siamo riusciti a riattivare il servizio per 118 operatori volontari su 122. In molti casi questa operazione ha richiesto creatività e versatilità, in altri ha portato ad attivare collaborazioni con altri enti e realtà. Le nuove circostanze, così faticose, ci fanno riscoprire il senso profondo del servizio civile: difendere la patria in modo nonviolento per noi significa avere cura delle persone più fragili”.
Lo scorso 4 aprile il dipartimento per le Politiche giovanili e il Servizio civile universale aveva pubblicato la circolare di “impiego operatori volontari nell’ambito dell’emergenza epidemiologica da Covid-19”, con le indicazioni rivolte agli enti per l’impiego degli operatori volontari del servizio civile universale nell’ambito dell’emergenza.

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