Giorgio La Pira: mons. Staglianò (Noto), “ebbe uno sguardo profetico che ci ‘provoca’ anche oggi in tempo di pandemia”

“Tante volte frainteso e avversato, La Pira ha intravisto però più lontano di tutti”, con sguardo “profetico” che ci “provoca” in questo tempo di pandemia, nel quale “si fa fatica ad intravedere un futuro sicuro”: “Abbiamo bisogno di nuovo di guardare avanti. Di curare le ferite del presente (una crisi drammatica del lavoro che genera nuove povertà) e di preparare tempi nuovi, pensando ai nostri giovani”. Lo scrive il vescovo di Noto, mons. Antonino Staglianò, in un messaggio in cui ricorda Giorgio La Pira, nel 43° anniversario della morte che ricorre oggi. La Pira era originario di Pozzallo, che ricade nella diocesi di Noto.
Il presule si rivolge ai governanti e ai cittadini “perché tutti si viva da fratelli e nella pace” sulla scorta del messaggio “politico” Lapiriano, “capace di assumere la fraternità come cifra e orizzonte”. Proprio pensando ai giovani, il vescovo di Noto richiama alla responsabilità degli adulti di “consegnare anche la speranza di cambiamenti più ampi, strutturali, che riguardano economia e politica”. “Un’economia che deve essere ‘altra’ e una politica rinnovata sia nei governanti che nei movimenti dal basso”. Di Giorgio La Pira mons. Staglianò evidenzia poi la spiritualità, espressa nella mistica di una politica che si lascia interpellare dalle “provocazioni” del Vangelo. In questa direzione, mons. Staglianò interpella chi ci governa – a livello locale, nazionale e mondiale – a “un’attenzione condivisa e concreta sui temi essenziali della vita, a iniziare dalla difesa della vita stessa e della famiglia, ai diritti al lavoro, alla casa, all’istruzione, alla salute”. “Diritto quest’ultimo urgentissimo in tempo di pandemia, che richiede investimenti importanti nelle sanità per arrivare a livelli accettabili di servizi e di posti letto, oltre che di prevenzione e di cura nei territori. Come pure è importante la scuola”.
Il messaggio continua con un riferimento al dramma dei migranti, “spesso diventati ‘capro espiatorio’ di paure collettive” e che, invece, “con seri percorsi di integrazione, possono essere risorsa e ricchezza: spinta a pensare al futuro del mondo come una mensa fraterna”. Infine, l’auspicio del vescovo a una politica che, “per essere vera, deve ripartire dagli ultimi, così da ritrovare con loro, e per loro, il bene comune”.

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