Nagorno-Karabakh: mons. Minassian (Yerevan), “ai potenti dico: smettetela di approfittarvi dei piccoli. È un abuso contro l’umanità”

“Non ho più parole per descrivere il male che stiamo vedendo. Purtroppo, la tregua non solo non ha funzionato ma si stanno attaccando i civili e i villaggi e quando cade una bomba, uccide sempre qualcuno. Ma perché l’Europa, perché gli Stati Uniti non dicono niente. Stanno facendo la stessa cosa che abbiamo letto sui libri di storia: nessuno ha fatto niente. Quello che fa più male, è sentirci abbandonati”. È una voce sempre più affaticata quella di mons. Raphaël François Minassian, arcivescovo per gli armeni dell’Europa dell’Est. Raggiunto al telefono dal Sir, racconta la situazione da Yerevan dei combattimenti in Nagorno-Karabakh. C’erano volute ore di colloqui, mediati dal ministro degli Esteri della Federazione Russa Sergej Lavrov, per raggiungere un accordo di cessate-il-fuoco tra Azerbaijan e Armenia ma molte di meno per violarlo. Poco dopo l’entrata in vigore della tregua, l’Azerbaijan ha accusato l’Armenia di aver attaccato diverse grandi città, tra le quali Ganja e l’Armenia da parte sua ha accusato gli azeri di aver lanciato un missile sulla cittadina armena di Kapan. Si spara anche a Stepanakert, capitale della Repubblica di Artsakh (Nagorno-Karabakh). Il vescovo Minassian racconta “con tristezza profonda” che sono 6mila i rifugiati a causa della guerra. E centinaia, se non un migliaio, i feriti. La maggior parte viene curato sul posto mentre i più gravi sono trasportati a Yerevan. L’appello del vescovo è all’Europa: “Ora è il momento giusto per dichiarare questa zona indipendente e autonoma come lo sono tutti i paesi del mondo. Ora è il momento giusto per dire che le persone hanno diritto di vivere sulla loro terra. La storia testimonia che il popolo armeno ha vissuto in questa regione da tempi antichissimi, da prima ancora del cristianesimo. Nessuno quindi ha occupato terreni o proprietà di altri. Dobbiamo dire la verità e chiarire questo al mondo: noi non vogliamo occupare terre di altri. Noi non vogliamo privare nessun popolo, qualsiasi esso sia, del diritto all’autonomia”. Mons. Minassian invita tutte le parti ad abbandonare la via del conflitto armato e sedersi attorno ad uno stesso tavolo per trovare una soluzione di pace. E aggiunge: “Non dobbiamo essere noi le vittime di discussioni geopolitiche e interessi economici di altri Paesi. Ai potenti della terra vorrei dire: il potere su questo mondo è temporaneo. Lasciamo in eredità alle generazioni che verranno dopo di noi, la pace tra gli uomini. Smettetela di approfittarvi dei piccoli. È un abuso contro l’umanità”. Ieri, presso la Madre Sede del Santo Etchmiadzin e sotto la guida di Karekin II, Patriarca supremo e Catholicos di tutti gli Armeni, si è tenuta una preghiera per la pace. “Il male – commenta Minassian – è su tutti gli armeni. Non ci sono apostolici o cattolici. Ci sono armeni cristiani e tutti soffrono nello stesso modo. La nostra unica arma è il Vangelo. In tutte le chiese, apostoliche e cattoliche, si sta pregando. La preghiera è per tutti e tutti pregano”. Anche domenica scorsa, per la terza volta alla fine della preghiera dell’Angelus, Papa Francesco ha rivolto un appello al cessate-il-fuoco ed espresso dolore per “la perdita di vite umane, per le sofferenze patite, nonché per la distruzione di abitazioni e luoghi di culto”. “Le sue parole sono un aiuto spirituale molto forte. Noi crediamo nel suo amore e nella sua preghiera”, conclude Minassian.

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