Leone XIV: al Corpo diplomatico, “la pace non è semplice tregua, è un dono attivo, che impegna ciascuno di noi”

Tre parole-chiave: pace, giustizia e verità. Sono i pilastri del discorso di Leone XIV al Corpo diplomatico, ricevuto in udienza in Sala Clementina. “Troppe volte la consideriamo una parola negativa, ossia come mera assenza di guerra e di conflitto, poiché la contrapposizione è parte della natura umana e ci accompagna sempre, spingendoci troppo spesso a vivere in un costante stato di conflitto: in casa, al lavoro, nella società”, ha precisato il Papa, riferendosi alla pace. “La pace allora sembra una semplice tregua, un momento di riposo tra una contesa e l’altra, poiché, per quanto ci si sforzi, le tensioni sono sempre presenti, un po’ come la brace che cova sotto la cenere, pronta a riaccendersi in ogni momento”, ha aggiunto, ricordando che “nella prospettiva cristiana – come anche in quella di altre esperienze religiose – la pace è anzitutto un dono: il primo dono di Cristo: ‘Vi do la mia pace’ (Gv 14,27)”. La pace, però, nell’accezione scelta dal Pontefice, “è un dono attivo, coinvolgente, che interessa e impegna ciascuno di noi, indipendentemente dalla provenienza culturale e dall’appartenenza religiosa, e che esige anzitutto un lavoro su sé stessi”. “La pace si costruisce nel cuore e a partire dal cuore, sradicando l’orgoglio e le rivendicazioni, e misurando il linguaggio, poiché si può ferire e uccidere anche con le parole, non solo con le armi”, ha sottolineato Leone XIV, ispirandosi alla spiritualità agostiniana.

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