Migranti: Campagna “Ero straniero”, “l’irregolarità non si risolve con nuovi Cpr ma con canali di ingresso flessibili e meccanismi di regolarizzazione”

“L’irregolarità si contrasta cambiando la legge Bossi-Fini, che da vent’anni regola l’ingresso in Italia, perché non funziona, è difficilmente accessibile, non soddisfa le richieste del mondo produttivo, anche dopo gli interventi e l’aumento delle quote dell’ultimo anno, e finisce per incentivare gli arrivi via mare o con visti turistici provvisori”:  lo sostengono le organizzazioni promotrici della campagna “Ero straniero”, a proposito delle nuove misure annunciate dal governo, in particolare l’aumento dei Cpr (Centri di permanenza per il rimpatrio) e l’allungamento del periodo di detenzione fino a 18 mesi. “Si annuncia ancora un altro decreto sicurezza con un nuovo aumento dei tempi di trattenimento nei centri per il rimpatrio e l’intenzione di aprirne di ulteriori. Di fatto, viene riproposta anche oggi la stessa identica e inefficace ricetta adottata dal 2002 di fronte alle diverse crisi dovute all’aumento dei flussi che si sono succedute negli ultimi anni, nonostante i dati, l’esperienza e i (non) risultati in termini di rimpatri parlino chiaramente: il tema dell’irregolarità delle persone che arrivano in Italia non si risolve a suon di nuovi Cpr e di tempi disumani di trattenimento ma con una riforma seria della gestione dei flussi migratori”. “Sono due gli interventi che da tempo la campagna propone: l’introduzione di canali di ingresso più flessibili (come l’introduzione della figura dello sponsor o di un permesso per ricerca lavoro) e realmente accessibili da lavoratori e lavoratrici dei Paesi terzi e che, allo stesso tempo, rispondano pienamente alle esigenze del nostro mondo produttivo; la possibilità di mettere in regola le persone già presenti in Italia se hanno la disponibilità di un lavoro, con un meccanismo di regolarizzazione su base individuale, senza il bisogno di ricorrere a nuove sanatorie e dando loro la possibilità di rientrare nella legalità e di essere parte della nostra società. Decreti sicurezza e misure repressive hanno finora prodotto iniquità e ostacolato l’inclusione: bisogna affrontare la realtà, mettere da parte la propaganda e avere il coraggio di fare scelte a lungo termine”.

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