Ucraina: attacco russo su Odessa. Azoulay (Unesco), “ferma condanna, Russia rispetti convenzioni internazionali su tutela patrimonio”

Profonda costernazione e ferma condanna. Li esprime l’Unesco dopo il bombardamento russo che la notte tra il 22 e il 23 luglio ha colpito diversi siti culturali nel centro storico della città di Odessa, “patrimonio dell’umanità”. L’attacco è costato la vita ad almeno due persone, secondo i rapporti preliminari, e ha danneggiato una serie di importanti siti culturali, tra cui la cattedrale della Trasfigurazione, prima e più importante chiesa ortodossa di Odessa fondata nel 1794. Questo atto arriva solo pochi giorni dopo altri attacchi che hanno colpito molti siti del patrimonio culturale nelle aree protette dalla Convenzione del patrimonio mondiale a Lviv e Odessa.
“Questa oltraggiosa distruzione segna un’escalation di violenza contro il patrimonio culturale dell’Ucraina. Condanno fermamente questo attacco contro la cultura ed esorto la Federazione russa a intraprendere azioni significative per rispettare i suoi obblighi ai sensi del diritto internazionale, tra cui la Convenzione dell’Aia del 1954 per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato e la Convenzione sul patrimonio mondiale del 1972”, ha affermato Audrey Azoulay, direttore generale Unesco, che lo scorso 4 aprile ha visitato Odessa per incontrare i gestori dei siti del patrimonio mondiale e le parti interessate del settore culturale. L’Unesco, si legge in una nota, “continuerà a impegnarsi con i gestori dei siti del Patrimonio mondiale, le autorità locali e nazionali per identificare le necessità urgenti di assistenza. Nei prossimi giorni schiererà una missione a Odessa per condurre una valutazione preliminare dei danni. Questi attacchi contraddicono le recenti dichiarazioni delle autorità russe in merito alle precauzioni prese per risparmiare i siti del patrimonio mondiale in Ucraina, comprese le loro zone cuscinetto. La distruzione intenzionale di siti culturali può costituire un crimine di guerra, come riconosciuto anche dal Consiglio di sicurezza Onu – di cui la Federazione russa è membro permanente – nella Risoluzione 2347 (2017).

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