Codice di Camaldoli: card. Parolin, necessario “autonomo e responsabile esercizio di laicità del credente”

“La partecipazione alla crescita democratica della società civile e delle istituzioni ha oggi bisogno di donne e di uomini cristiani, consapevoli della loro fede, che testimonino, in ogni ambito del vivere comune, la loro ispirazione, i valori e i comportamenti che la loro fede continua a fermentare, senza i quali questa società non sarà migliore. L’individualismo esasperato di oggi non restituisce alle persone la libertà sperata, la felicità cercata, bensì il consumo di sé stessi. Abbiamo bisogno di recuperare la passione dell’altro, il riconoscimento dell’altro, l’accoglienza dell’altro”. Lo ha detto ieri il card. Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano, nella messa a conclusione del convegno sugli ottant’anni del Codice di Camaldoli, organizzato dalla Cei, dalla comunità di Camaldoli e da Toscana Oggi nel monastero toscano. “Credo che si debbano aumentare i luoghi di incontro, di formazione, le occasioni di riflessione comune non solo sui temi civili e sociali – ha aggiunto il cardinale nell’omelia -, ma anche su quelli della fede: sia nella forma ecclesiale – il Sinodo in corso, voluto da Papa Francesco, ne è un’espressione – sia nella forma laicale, attraverso un autonomo e responsabile esercizio di laicità del credente”.

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