30° attentati a chiese di Roma: don Ciotti (Libera), “continuare a saldare dimensione spirituale e impegno sociale, denunciando le mafie e ogni forma di ‘mafiosità'”

“Quegli attentati furono la risposta di Cosa Nostra a una Chiesa che non taceva di fronte alle ingiustizie e alle violenze mafiose. Una Chiesa che in molte sue espressioni ha risposto positivamente in questi anni alle minacce e intimidazioni, mettendosi in gioco”. Lo sottolinea don Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera, in occasione del trentennale degli attentati alle chiese di San Giovanni in Laterano e San Giorgio in Velabro, ad opera della mafia. Proprio in occasione dei 30 anni da quel 28 luglio 1993, Libera, comune di Roma e diocesi di Roma promuovono venerdì 28 luglio alle ore 00,04 (notte tra il giovedì e venerdì) una fiaccolata di memoria e impegno con partenza San Giovanni in Laterano e arrivo a Piazza San Giorgio in Velabro. “Tuttavia – avverte il sacerdote – permangono certi eccessi di prudenza, certe rigidità. Ecco allora la necessità di continuare a saldare Cielo e Terra, dimensione spirituale e impegno sociale, denunciando con parole e fatti conseguenti non solo le mafie ma tutte le forme di ‘mafiosità’ che spianano la strada al potere mafioso. È l’impegno a cui richiama Papa Francesco. Un Papa che di fronte ai famigliari delle vittime ha chiesto ‘in ginocchio’ ai mafiosi di convertirsi, poi ha denunciato la mafia come ‘adorazione del male’ e scomunicato i suoi membri e complici. Ma che non manca di sottolineare le ingiustizie ‘legalizzate’, l’evidente commistione tra le logiche criminali e quelle di un sistema economico che in nome del profitto riduce in povertà milioni di persone”. Per don Ciotti, “i gesti e le parole del Papa, il suo sottolineare l’incompatibilità fra mafia e Vangelo sono di grande incoraggiamento per quelle realtà di Chiesa che vivono il Vangelo con la necessaria radicalità e s’impegnano, anche in contesti difficili, per affermare la dignità e la libertà delle persone”. “Segni di un fermento che spero si moltiplichi e metta radici, lasciando definitivamente alle spalle le ombre, le sottovalutazioni, i silenzi e anche le complicità che hanno caratterizzato a volte l’atteggiamento della Chiesa nei riguardi delle mafie”, conclude il presidente di Libera.

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