Maternità surrogata: Casini (Mpv), “giusta la decisione della Corte europea dei diritti umani contro un’evidente forzatura dell’ordinamento giuridico italiano”

“Giusta la decisione della Corte europea dei diritti umani (Cedu) che ha dichiarato inammissibili i ricorsi contro l’Italia da parte di coppie omo ed eterosessuali che pretendevano la trascrizione automatica all’anagrafe dei figli nati con l’utero in affitto. Giusta perché si tratta di una evidente forzatura e raggiro dell’ordinamento giuridico italiano per il quale, tra l’altro, non solo è vietata la maternità surrogata, ma in base alla legge 40/2004 la Pma è permessa a condizione che si tratti di coppie di sesso diverso. In tutta questa materia, comunque, il riferimento della Corte alla via dell’adozione in casi particolari, se giuridicamente possibile, è la risposta più immediata”. Lo afferma Marina Casini presidente del Movimento per la vita (Mpv) italiano e della Federazione One of Us.
Per la Corte europea dei diritti dell’uomo, spiega Casini, “lo Stato italiano, dove l’utero in affitto è reato ed è in attesa di diventare reato internazionale, non è obbligato, quindi, alla trascrizione in automatico all’anagrafe dei figli nati con la maternità surrogata. I ricorrenti (coppie dello stesso sesso e una coppia eterosessuale) avevano presentato una serie di ricorsi contro l’Italia chiedendo la condanna dello Stato per la supposta violazione dell’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti umani sul diritto al rispetto della vita privata e familiare”. Il no dell’Italia alla “trascrizione non veridica di persone che oggettivamente non possono essere padri e madri è quindi legittimo – fa notare la presidente Mpv -. La decisione di dei giudici di Strasburgo non fa che confermare la linea già intrapresa dalla Cedu in tema di maternità surrogata di rispetto della legislazione degli Stati”.
La Corte in una nota ha spiegato le ragioni della sua decisione. “Il desiderio delle coppie di veder riconosciuto un legame tra i bambini e i loro genitori intenzionali – osservano i giudici di Strasburgo – non si è scontrato con un’impossibilità generale e assoluta, dal momento che avevano a disposizione l’opzione dell’adozione e non l’avevano utilizzata”. “Questa decisione – conclude Casini – più in generale lascia aperta la riflessione sul significato della maternità, della paternità e della procreazione”.

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