Ucraina: padre Riggio (Aggiornamenti Sociali), “non lasciamo vincere la guerra”. Appello a costruire la pace

Padre Giuseppe Riggio (Foto Aggiornamenti sociali)

A un anno dallo scoppio del conflitto in Ucraina, il direttore di Aggiornamenti Sociali, padre Giuseppe Riggio, lancia un appello a politica e opinione pubblica: “non lasciamo vincere la guerra”. Per farlo, sottolinea il direttore nel suo editoriale, “è necessario rimettere al centro la pace”. Infatti “nel dibattito pubblico italiano e internazionale, le voci impegnate a costruire occasioni di dialogo e percorsi di pace che prescindano dal ricorso alle armi sono sovente ignorate, considerate ingenue o tacciate di sostenere in modo più o meno palese l’aggressore russo. È quanto accaduto, tra gli altri, anche a papa Francesco”. “Non è possibile – continua Riggio – raggiungere la pace senza parlare di pace e di alternative nonviolente”.
Per giustificare l’intervento armato, Putin ha evocato la necessità di “smilitarizzare e denazificare” l’Ucraina, rivendicando così di agire per garantire il rispetto dei diritti umani. “La scelta ipocrita di ammantare l’aggressione militare con una motivazione umanitaria è un indice della forza che il tema dei diritti umani ha definitivamente acquisito”. E questa secondo Riggio sarebbe “una lezione capitale per noi, cittadini delle democrazie occidentali, sempre più esposti al rischio di considerare come acquisito il patrimonio di libertà conquistato dalle generazioni che ci hanno preceduto”. Ognuno di noi è dunque chiamato a sostenere la democrazia, che “non è altro che un modo nonviolento di costruire e mantenere la pace sociale in un Paese”.
Infine, è evidente come “le maggiori istituzioni internazionali, create nel mondo bipolare dei due blocchi contrapposti, siano rimaste congelate nel passato per un gioco di veti reciproci e inerzie”. Lo stesso vale per l’Unione europea, dove “la risposta sostanzialmente compatta di condanna dell’aggressione russa non è stata sufficiente a nascondere l’esistenza di una pluralità di agende e priorità tra gli Stati membri”. “Abbiamo bisogno – conclude Riggio – che la cultura del dialogo indicata da papa Francesco sia fatta propria da tutti gli attori coinvolti: istituzioni internazionali, Stati, società civile”. Noi intanto “non riduciamo il conflitto in Ucraina alle nostre beghe nazionali (ad esempio, l’impatto del prezzo del gas), perché è indice di una autoreferenzialità poco lungimirante e incapace di tenere conto dello scenario più ampio di cui siamo parte”. Non solo non dobbiamo abituarci “alla distruzione e alla morte che sta seminando la guerra, neppure acconsentire al pensiero che essa sia l’unica alternativa possibile”.

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