Mercoledì delle Ceneri: mons. Maffeis (Perugia) agli universitari, “la Quaresima è lo spirito con cui affrontare gli esami della vita”

(Foto: arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve)

“La Quaresima, che iniziamo questa sera, non è un di più, non è un altro corso, un altro esame, è, piuttosto, lo spirito con cui affrontare i corsi, gli esami della vita, dai più piccoli a noi vecchietti”. Lo ha affermato ieri sera l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, mons. Ivan Maffeis, nell’omelia pronunciata durante la celebrazione eucaristica del Mercoledì delle Ceneri che ha presieduto nella chiesa dell’Università degli studi di Perugia.
“Siamo in un ambiente dove il tempo, per molti versi, è scandito dai corsi, dagli esami… e cosa c’entra tutto questo con la Quaresima?”, ha chiesto l’arcivescovo che poi, commentando le letture della liturgia ha sottolineato come “la Quaresima ci riporta a ‘casa’ e il profeta Gioele lo ha detto con forza: ‘ritornate, ritornate’. Ritornare a ‘casa’ è un’immagine che parla al cuore di ciascuno, perché noi siamo nella misura in cui noi abitiamo e sappiamo che l’abitare – questo lo sanno soprattutto gli studenti fuori sede – non è fatto da quelle quattro pareti, è fatto dai volti delle persone con cui condividi la vita quotidiana”. “Oggi – ha proseguito – iniziamo questo tempo e lo iniziamo con quanto abbiamo nel cuore. Probabilmente nel cuore di ciascuno ci sono preoccupazioni, inquietudini a livello personale, familiare, di relazioni con gli altri. Se poi alziamo lo sguardo, anche senza far lunghi elenchi, ci rendiamo conto di come viviamo un tempo segnato da violenze, da guerre. Penso a cosa sta succedendo in Nicaragua, la persecuzione così dura contro il popolo sta colpendo anche la Chiesa con un vescovo che è stato condannato, venerdì scorso, al carcere, che dovrebbe uscirne nel 2049, un segno di cosa voglia dire diritti umani calpestati. In Iran, dove tanti coetanei dei presenti sono esposti ad una violenza omicida da parte di un regime che in nome di Dio arriva a togliere la vita. E l’anniversario che stiamo per celebrare dell’invasione dell’Ucraina rappresenta una guerra in cui – senza mettere tutto sullo stesso piano – nessuno parla più di pace, di negoziati, di diplomazia”. “Quanto bisogno abbiamo, come umanità, di tornare a quella purificazione della memoria, a quel perdono, a quella riconciliazione con cui Giovanni Paolo II aveva aperto la Quaresima del 2000, dell’Anno Santo”, ha osservato mons. Maffeis, secondo cui dobbiamo “imparare a chiedere perdono, a tornare noi stessi e a tornare a ‘casa’, quindi far ritorno al Signore, a Colui che è la vita. Nella misura in cui cresciamo nel rapporto con Lui, anche la nostra vita acquista colore, sapore e diventa significativa”. Poi, richiamando il passo evangelico del “se fai l’elemosina, sei fai il digiuno, se preghi, non sappia la destra cosa fa la tua sinistra”, l’arcivescovo ha evidenziato come “in un tempo in cui tutti siamo esposti alle liturgie dei follower, del consenso, dell’approvazione, il Vangelo ci riporta a verità e a libertà, a sentire che siamo importanti non in base ai criteri del mondo, ma che la nostra vita è preziosa anche se non cade nell’ansia della visibilità, della ricerca dell’ammirazione degli altri. Iniziamo questo tempo di conversione come una grazia, un dono, un richiamo a vivere davvero”.

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