Guerra in Ucraina: mons. Gugerotti, “Onu quasi inoperante, non vedo la possibilità di un dialogo”

“Vedere delle prospettive nell’attuale situazione è molto difficile”. Mons. Claudio Gugerotti, prefetto del dicastero per le Chiese Orientali, risponde così ad una domanda sulla guerra in Ucraina. “Prima di tutto perché la buona volontà non dipende principalmente dagli ucraini”, spiega in un’intervista a Vatican News: “Gli ucraini hanno mostrato un coraggio assolutamente estremo nel modo di vivere e difendere la propria patria, ma c’è un intreccio di interessi internazionali, per cui questa guerra è fatta con terzi sul territorio ucraino. Poi ci sono i problemi concreti della difficile coabitazione della Russia con l’Ucraina, ma questo è un altro problema. Lo stesso vale per il Nagorno- Karaback, sono guerre locali dove le grandi potenze si affrontano per interposto Paese”. “Se noi avessimo una organizzazione delle Nazioni Unite veramente funzionante e dove venissero tolte alcune strutture anacronistiche, per cui uno può bloccare tutto se non risponde ai propri interessi, lì sarebbe il contesto dove poter in qualche modo reagire”, denuncia il prefetto: “Le Nazioni Unite non sono unanimi, a favore di certi valori: ci sono i ricatti, le paure, le perplessità, le incomprensioni di fattori che noi non sappiamo e non vediamo. Quindi non c’è una coralità mondiale”.
Per Gugerotti, in sostanza, l’Onu “è quasi inoperante”: “Bisogna dire che fa molto sul territorio per la parte umanitaria, però c’è uno scollamento tra l’azione umanitaria e la volontà politica, e finché queste due cose non si incontrano io non vedo la possibilità di un dialogo. Che dialogo sarebbe infatti se si tratta di una politica elitaria gestita da persone o da gruppi, che non coinvolge le popolazioni?”. “Io sono convinto che questa guerra, se dovesse dipendere dagli sforzi bellici, andrebbe avanti per un sacco di tempo”, la previsione del prefetto: “Il Santo Padre continua ad invitare al dialogo non solo perché il dialogo è uno strumento imprescindibile per noi cristiani. Si può dare un aut aut ai popoli che sono implicati, se si vuole ottenere una via d’uscita, ma bisogna che sia onesto. Se l’aut aut non viene dato per evitare di perdere i mercati, allora non è onesto e finisce per pagare il popolo. Insomma il dialogo si fa a livello di leadership politica che sappia farsi interprete del sentimento popolare e della gente della quale si occupa, senza questa specie di scambio di offese, di minaccia permanente che fa decadere il livello della politica al clima di un mercato rionale. La qualità della politica è diventata talmente becera che infiamma i sentimenti popolari ma non risolve i problemi”.

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