Sinodo: mons. Cabrejos (Celam), “ascolto insito nella Chiesa, chiamati ad atteggiamento e sfida del discernimento” come Popolo di Dio”

La Chiesa in America Latina ha iniziato la propria fase continentale del Sinodo sulla sinodalità davanti alla tomba del santo martire Oscar Romero, a San Salvador. Qui è, infatti, iniziato ieri il primo incontro regionale, con la partecipazione dei rappresentanti delle Chiese di Costa Rica, El Salvador, Guatemala, Honduras, Messico, Nicaragua e Panama. Si tratta di un “incontro del Popolo di Dio, una categoria nata dal Concilio Vaticano II”, come ha sottolineato il mons. Miguel Cabrejos, presidente del Consiglio episcopale latinoamericano, in apertura. Quindi, l’arcivescovo ha insistito “sull’uguaglianza di tutti attraverso la dignità battesimale come criterio strutturante per la configurazione dell’identità di tutti i soggetti ecclesiali”. Un’ecclesiologia che ha come fondamento “la comune dignità battesimale e la partecipazione di tutti al sacerdozio comune”. Il Vaticano II, ha proseguito il presidente del Celam, propone “una nuova ermeneutica ispirata alla logica dell’insieme”, con tre soggetti ecclesiali tra i quali il più importante è il Popolo di Dio, in cui deve trovarsi il vescovo, il che suppone “una nuova comprensione del modo in cui si configurano le identità dei soggetti ecclesiali”. L’ascolto, poi, è insito nella Chiesa e il discernimento è un atteggiamento e una sfida. Un discernimento personale e comunitario che “richiede una grande apertura interiore allo Spirito di Dio, che soffia dove vuole e quando vuole” e che è all’opera nella storia. Mons. Cabrejos ha sottolineato l’importanza di una lettura credente e perspicace dei tempi, di “guardare con occhi di fede e cuore perspicace una realtà profondamente segnata da ingiustizie, divisioni e scarti disumani”, come elemento che “ci porta a prendere coscienza del potenziale trasformante della presenza di Dio che, anche in queste situazioni profondamente sconvolgenti e dolorose, promette e promuove la vita piena”. La sinodalità, il cammino della Chiesa nel XXI secolo, “non è un concetto da studiare, ma una vita da vivere”, ha sottolineato il presule, per il quale “si tratta di un’azione dello Spirito Santo, che richiede di “rimanere aperti allo Spirito per guidarci nel processo di ascolto, discernimento e cammino insieme verso il Regno di Dio”.

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