Shoah: diocesi Assisi, nuova testimonianza di accoglienza al Museo della Memoria

Non si fermano le ricerche del “Museo della Memoria Assisi 1943-1944” per ritrovare i testimoni della pagina di accoglienza e salvataggio degli ebrei scritta ad Assisi durante la Seconda Guerra mondiale. È di questi giorni una nuova testimonianza che arriva da una parrocchia di Figline Valdarno: “Nel dicembre del 1943 o nel gennaio del 1944 – è scritto nel documento trovato – si presentò una famiglia di ebrei Moszkowicz e Bram’s marito e moglie, con il figlio giovinetto Simone. Mi presentarono un biglietto del card. Elia Della Costa, in cui mi pregava di mettere in salvo i latori del biglietto. Venivano da Genova, dove il card. Siri aveva procurato loro i documenti, naturalmente falsificati, li mandai a San Martino Altoreggi, ma ci rimasero poco tempo, perché i tedeschi cominciavano a battere la zona. Rimasero nascosti nel convento delle suore Stimmatine, e venivano aiutati per il vitto dal comitato di liberazione ed in particolare dal Pellari”. Poi, “muniti di denaro e di lettere commendatizie, rilasciate dalla parrocchia – si legge ancora nel testo – si spostarono verso sud e, dopo varie peripezie, raggiunsero Assisi, dove furono accolti in un convento di suore, in cui rimasero fino alla liberazione. In seguito, in tempi più tranquilli, andarono a stabilirsi a Parigi, dove appresero che i genitori della signora e sette fratelli erano stati trucidati dai tedeschi. Dopo alcuni anni ritornarono a Figline per farci visita ed esprimere la loro riconoscenza e, più tardi, anche il figlio della coppia fece sosta a Figline durante il viaggio di nozze”.
Il Museo della Memoria cerca ora di capire se ci siano discendenti della famiglia Moszkowicz e Bram’s ancora vivi e se ricordano la storia dei loro nonni o bisnonni. “Questa ultima documentazione – dice Marina Rosati, ideatrice e curatrice del Museo – è la dimostrazione che la memoria, se coltivata, riaffiora. Ci appelliamo dunque alle Comunità ebraiche, alle varie associazioni dei sopravvissuti, a chiunque conosca questa famiglia e soprattutto eventuali parenti che possano raccontare della loro permanenza in Assisi”.

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