Papa Francesco: a card. Alencherry, “accolgo la tua rinuncia come segno di disponibilità e docilità allo Santo Spirito”

“Nell’anno scorso, quando hai celebrato gli anniversari del 50° di sacerdozio e del 25° di episcopato, mi sono unito al tuo rendimento di grazie al Signore, esprimendo anche la mia riconoscenza per la dedizione espressa in questi lunghi anni con tante opere ed iniziative pastorali e formative. In modo particolare dal 2011, anno della tua elezione come Pater et Caput della Chiesa arcivescovile Maggiore di Ernakulam-Angamaly, sono stati numerosi i segni del tuo zelo e della tua generosità, non cessando di adoperarti per il raggiungimento di alcuni importanti traguardi nella vita di codesta Chiesa”. Lo scrive Papa Francesco, in una lettera, al card. George Alencherry, arcivescovo maggiore di Ernakulam-Angamaly dei Siro-Malabaresi.
“Penso – afferma il Pontefice – al riconoscimento della All-India Jurisdiction, alla realizzazione della Casa di Procura a Roma, oltre all’erezione delle Eparchie in Australia, Canada e Gran Bretagna. Sono in fase avanzata di studio alcuni provvedimenti per la cura pastorale dei fedeli nella Penisola Arabica. Tutto questo senza tralasciare il cammino ordinario della Chiesa, pensando insieme al Sinodo, alla pastorale catechetica e liturgica, alla formazione del clero, all’accompagnamento dei giovani, soprattutto in diaspora, senza dimenticare le opere di attenzione e servizio ai più bisognosi e ai poveri”. Il 2022, prosegue il Santo Padre, “era segnato da un’altra importante ricorrenza, riguardante in particolare i Cristiani di San Tommaso ma anche la Chiesa universale: i 1950 anni dal martirio dell’Apostolo che secondo la tradizione recò l’annuncio del Vangelo fino in India. Lì trovò il martirio, supremo sacrificio della vita che lo ha conformato al suo Signore e suo Dio (cfr. Gv. 20,28). Guidato dall’esempio di San Tommaso, per amore del Signore Risorto e della Sua Chiesa, nel 2019 avevi deciso di lasciare il governo pastorale dell’amata Chiesa Siro-Malabarese di fronte a divisioni e proteste. Allora questa Sede apostolica accolse il parere del Sinodo dei Vescovi Siro-Malabaresi che non ritenevano fosse il momento opportuno. Il Sinodo però non poteva non riconoscere nella tua richiesta il cuore del pastore che metteva innanzi a sé l’unità e la missione della Chiesa al di sopra di tutto”.
Ora, “nella prospettiva dei giubilei sacerdotale ed episcopale che hai raggiunto e delle mete cui ha condotto il gregge affidato alla tua cura, considero questa nuova rinuncia non come la conclusione di un servizio, bensì come il suo compimento. Si tratta infatti di un passo che costituisce un’ulteriore testimonianza di fedeltà al Vangelo, un nuovo modo di servire la Chiesa anzitutto attraverso la preghiera di contemplazione ed intercessione, oltre che continuando ad offrire il tuo consiglio in quei Dicasteri della Curia Romana di cui sei membro”.
Alla luce di queste considerazioni, “guardando anche al centenario della Gerarchia Siro-Malabarese, sempre nell’orizzonte del bene e dell’unità del Popolo di Dio, ho stabilito di accogliere la tua rinuncia come segno di disponibilità e docilità allo Santo Spirito. Invoco l’intercessione dell’Apostolo San Tommaso, assicurando la mia preghiera e la mia benedizione per te e per tutta la Chiesa arcivescovile Maggiore di Ernakulam-Angamaly”, conclude il Papa.

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