Pio XII: card. Parolin, no a “manipolazioni storiche”, “ha seguito sia la strada della diplomazia che della resistenza segreta”

“Grazie alla recente apertura degli archivi, è divenuto più evidente che Papa Pio XII ha seguito sia la via della diplomazia che quella della resistenza segreta”. Lo ha detto il card. Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, aprendo questo pomeriggio il convegno organizzato dalla Pontificia Università Gregoriana  sui “Nuovi documenti del pontificato di Papa Pio XII e il loro significato per le relazioni ebraico-cristiane: un dialogo tra storici e teologi”. “Questa decisione strategica – ha puntualizzato il cardinale nel suo intervento in inglese – non è stata una apatica inazione ma un’azione estremamente rischiosa per ciascuno che vi fosse coinvolto”. Da quando, nel 2020, Papa Francesco ha deciso di rendere accessibili agli studenti e ai ricercatori gli Archivi del Pontificato di Pio XII, ha ricordato Parolin, “sono stati pubblicati molti studi che riesaminano attraverso lenti differenti alcuni degli stereotipi” su Papa Pacelli:” Sfortunatamente, ci sono ancora casi di disonestà scientifica che diventano manipolazione storica, quando i documenti vengono negligentemente o deliberatamente occultati”, la denuncia del segretario di Stato vaticano. In particolare, i documenti risalenti al periodo tra il 1916 e il 1919 rivelano “un ritratto molto differente del futuro Papa da quello generalmente conosciuto” e per Parolin rappresentano “una pietra miliare nelle relazioni ebraico-cristiane”. “Gli ebrei, incluso un piccolo gruppi di rabbini, erano così convinti dell’attitudine amichevole di Pio XII verso di loro che si sono rivolti direttamente alla Santa Sede per avere un aiuto prima e durante la seconda guerra mondiale”, come ha raccontato recentemente il presidente di Israele, Herzog, in un’intervista a L’Osservatore Romano, dove ha parlato di suo nonno, Rabbi Isaac Herzog e delle sue cordiali relazioni con Pio XII e i suoi collaboratori durante la seconda guerra mondiale. “I documenti ora ritrovati del 1916 e del 1919, così come la calda amicizia di Eugenio Pacelli con un numero considerevole di ebrei di tutto il mondo – ha affermato Parolin – dimostrano che la Santa Sede aveva già preso posizione in favore degli ebrei durante la prima guerra mondiale”. Senza contare il fatto che, “dall’inizio fino alla fine della seconda guerra mondiale, un considerevole numero di cattolici, per le loro convinzioni religiose ma anche per obbedienza al Papa, hanno difeso gli ebrei con tutti i loro mezzi, anche prendendo parte alla resistenza contro il nazismo e il fascismo”. Rispetto ai suoi predecessori, il numero dei documenti del pontificato di Pio XII non è solo significativamente più ampio, ma anche tematicamente più ricco, ha concluso il cardinale: “ci vorrà più di una generazione di storici” per esaminarli adeguatamente, e “le riflessioni e i giudizi matureranno con il tempo, consentendo di andare oltre il ristretto mondo delle interpretazioni soggettive decontestualizzate che mancano del supporto di fonti e fondamenti storici”.

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