Scienza e fede: Paola, dal 7 ottobre una mostra su due Padri Minimi, Jean François Niceron e Emmanuel Maignan

“Coniugare rigore matematico e gusto per il meraviglioso e lo stupefacente; guardare la natura con gli occhi dello scienziato e intravederne le divine leggi che la governano”. E’ la scommessa raccolta dalla mostra “Jean François Niceron e Emmanuel Maignan: due padri Minimi, tra scienza e fede”, a cura di Alessio Bortot, Agostino De Rosa e Imago rerum, che sarà inaugurata il 7 ottobre a Paola (ore 10, Sala delle Esposizioni del Santuario di San Francesco di Paola). Apriranno l’inaugurazione padre Antonio Casciaro, amministratore delegato Fondazione, e padre Francesco Maria Trebisonda, presidente Fondazione. Interverranno: Alessio Bortot, università degli studi di Trieste, e Agostino De Rosa, università Iuav di Venezia. “La mostra regala un’esperienza inedita che, attraverso opere fisiche e ricostruzioni digitali, consentirà ai visitatori di fare un viaggio tra scienza, arte e fede.”, si legge nella presentazione della mostra, di cui sono protagonisti due Padri Minimi – l’ordine fondato nel XV secolo da San Francesco di Paola –  attivi del contesto artistico e culturale di Italia e Francia nel Seicento. “Furono sì uomini di fede, però sottoposero la fede al vaglio della ragione”, si legge nel comunicato: “Disinteressati al potere temporale, ebbero sempre un approccio intellettualmente onesto, basti pensare che nei loro testi citavano esplicitamente Galileo Galilei, riconoscendogli un valore scientifico che al tempo il potere (anche ecclesiastico) criticava”.  Per comunicare i loro studi, ad esempio sull’ottica e sulla prospettiva, oltre ai trattati realizzarono vere e proprie opere d’arte. “Niceron e Maignan furono affascinati per tutta la loro esistenza dall’idea che nella natura si nascondesse un codice segreto divino di cui la matematica, e in primis l’ottica, potevano farsi interpreti, elaborando un lessico espressivo che attraverso la magia artificiale ne riproducesse la segreta natura configurativa, le leggi formanti del suo farsi e del suo divenire”, spiegano Alessio Bortot e Agostino De Rosa: “Il percorso gnoseologico di entrambi attraversò i sentieri del pensiero cartesiano e hobbesiano, le loro opere spesso divenendo uno specchio fedele di coeve posizioni filosofiche, pur tuttavia conservando una loro autonomia stilistica, sia nei contenuti che nella forma”. La mostra sarà aperta fino al 6 gennaio, tutti i giorni, con chiusura il lunedì mattina, ad ingresso libero.

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