Odio nello sport: Fornasir (coordinatrice progetto), “il fenomeno è mutevole, veloce, insidioso e necessita di esser monitorato costantemente”

“Il progetto non parte dal presupposto che i giovani siano i principali odiatori. Crediamo che i giovani siano il veicolo di una comunicazione differente, basata sull’accoglienza, resiliente, che comincia a scardinare dinamiche devianti”. A ricordarlo è Sara Fornasir, coordinatrice della ricerca del “Barometro dell’odio nello sport”, presentato oggi al Foro Italico e realizzata dal Centro Coder dell’Università di Torino nell’ambito del progetto “Odiare non è uno sport”, con il sostegno dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, che ha monitorato per tre mesi, dal 1° ottobre 2022 al 6 gennaio 2023, i social (Facebook e Twitter) di cinque testate sportive (Gazzetta dello Sport, Tuttosport, Corriere dello Sport, Sky Sport e Sport Mediaset). “La comunicazione digitale – spiega Fornasir – devia spesso sull’hate speech. Con questo progetto proviamo a educare ad una modalità differente. Il progetto ha un partenariato di 14 soggetti in sette regioni, in collaborazione con le scuole secondarie e le società sportive dilettantistiche. Uno degli obiettivi è il rafforzamento a livello territoriale delle realtà dove si formano i giovani che possono agganciarsi ai valori positivi della pratica sportiva. La ricerca vede il fenomeno mutevole, veloce, insidioso e necessita di essere monitorato costantemente. Ci offre il contesto culturale in cui i giovani si muovono nelle conversazioni quotidiane”.

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