Sinodo: p. Lepori (abate Cistercensi), “stiamo andando verso qualcosa che è bello per la Chiesa intera”

“San Benedetto diceva che un abate deve regolare il cammino del gregge in modo che i forti non siano mortificati nella loro generosità e i deboli non siano scoraggiati”. Per l’abate generale dell’Ordine dei Cistercensi, Mauro Giuseppe Lepori, questa regola benedettina descrive bene il clima del Sinodo sulla sinodalità, in corso in Vaticano fino al 29 ottobre. “Il valore più grande non è tanto quello che diciamo o decidiamo, ma che si mantenga la comunione della Chiesa”, ha testimoniato il religioso: “Sono venuto al Sinodo preoccupato di quello che dovevo dire o si sarebbe detto, invece mi accorgo che la cosa più importante è proprio quello che lo Spirito Santo ci dirà riguardo a ciò di cui la Chiesa ha bisogno oggi”. Rispetto al Sinodo del 2018, a cui ha partecipato, Lepori ha osservato che “c’è un metodo nuovo: prima eravamo fusi e quasi sperduti in una massa, non c’era il sentimento cammino insieme comunitario. I Circoli Minori piccoli attorno a un tavolo sono un aiuto enorme a partecipare al Sinodo dentro un dialogo stretto, ad essere continuamente attivi nell’ascolto e nella parola che si dice come responsabilità delegata verso l’insieme che ciascuno deve vivere nel piccolo gruppo in cui si trova”. Il primo passo, per Lepori, è “conoscere le persone con la loro storia”: “Mi sto convertendo ad un ascolto in cui mi accorgo che l’ascolto dell’altro mi dice sempre la verità, anche se l’altro dice qualcosa con cui io non sono d’accordo. L’importante è ascoltarci senza che la parola mia o dell’altro ci separi, ma con una parola sempre tesa ad un’unità molto più profonda, in cui so che anche quello che l’altro dice è vero perché parte dalla sua esperienza. E questo fa bene a me, mi rende più responsabile di quello in cui credo e di dirlo con fiducia. Si è creato come una comunione di fondo, un’empatia di fondo fra tutti che ci stupisce e ci riempie di speranza. Stiamo andando verso qualcosa che è bello per la Chiesa intera. E’ bello dargli tempo, spazio, dando la possibilità di convertire il nostro cuore a quello che Dio vuole e non a quello che abbiamo nei nostri progetti”.

 

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