Perù: ancora due morti ieri, incendiato palazzo storico a Lima e assaltato aeroporto di Arequipa. Vescovi costretti a rinviare la Messa per il Paese

Quella di ieri era annunciata in Perù come una giornata ad altissima tensione, per la mobilitazione nazionale proclamata dai movimenti che chiedono le dimissioni della presidente Dina Boluarte, che ha preso il posto di Pedro Castillo dopo il fallito tentativo di golpe, e nuove elezioni. Moltissimi i manifestanti che sono accorsi nella capitale per quella che era stata minacciosamente annunciata come “la resa di Lima”. Il bilancio è meno catastrofico di quanto si temeva, ma comunque significativo. Nel Paese, si registra la morte di due persone (sale a 52 il bilancio provvisorio di queste settimane), nella capitale il ferimento di 22 agenti di polizia e di 16 civili, oltre all’incendio di un edificio storico, posto sotto vincolo, nella centralissima plaza San Martín. Ad Arequipa, seconda città peruviana, nel sud del Paese, i manifestanti hanno cercato di riprendere il controllo dell’aeroporto, com’era accaduto circa un mese fa, e hanno arrecato ingenti danni alle apparecchiature. La presidente Dina Boluarte, in un messaggio al Paese, ha confermato che non intende farsi da parte, e, pur manifestando disponibilità al dialogo, ha proclamato: “I gesti di violenza non rimarranno impuniti”. La Conferenza episcopale peruviana, che si trova in questi giorni riunita in assemblea plenaria, ha dovuto rinunciare a celebrare oggi, come inizialmente annunciato, una Messa per il Perù, che avrebbe dovuto svolgersi nella chiesa di Las Nazarenas, che custodisce l’immagine del Cristo dei Miracoli. Nell’annuncio ufficiale, i vescovi hanno spiegato che l’Eucaristia, che sarebbe stata presieduta dal presidente, mons. Miguel Cabrejos, e concelebrata da tutti i vescovi, sarà programmata per un’altra data, “per facilitare la partecipazione del Popolo di Dio”. Una decisione presa, evidentemente, di concerto con le autorità.

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