Diocesi: Urbino-Pesaro. Mons. Salvucci su unione delle due arcidiocesi e le “voci fuori dal coro”. “Il vescovo non è un principe ma un pastore che va incontro a tutti, annunciando il Vangelo”

“Fino ad oggi sono intervenute tante voci ‘fuori dal coro’, in gran parte ospitate dalle cronache locali, molte di esse – lasciatemelo dire – decisamente ‘stonate’, alcune perfino strampalate. Abbiamo letto interventi di politici di ogni orientamento e di esponenti della cultura. Li ringrazio tutti per l’attenzione verso la Chiesa e per il ruolo che le viene riconosciuto, ma c’è un ‘ma…’. Tutti, chi più chi meno, manifestano un limite sostanziale: parlano della Chiesa con categorie mondane”. Lo scrive l’arcivescovo mons. Sandro Salvucci, prendendo posizione su quanto “si sta agitando in queste settimane nel pesarese-urbinate dopo l’annuncio dell’unione dell’Arcidiocesi di Urbino-Urbania- Sant’Angelo in Vado a quella di Pesaro “nella persona del vescovo”. Nella nota, diffusa dalla diocesi di Urbino, l’arcivescovo mette in guardia da quell’ottica “mondana” che immagina il vescovo più come un “principe”, che come un “pastore” che va incontro a tutti per comunicare la gioia del Vangelo.

“Ora, cari amici e fedeli delle Chiese di Urbino e di Pesaro – scrive Salvucci -, l’unione delle nostre diocesi è segno di un passaggio epocale che siamo chiamati a vivere con l’intelligenza della fede, come ci esortano le lucide parole del giovane teologo Ratzinger. Sono disponibile a confrontarmi con chiunque lo desideri su questi temi e auspico che le pagine de “Il Nuovo Amico” – profeticamente nato decenni fa dalla collaborazione delle tre diocesi della metropolia – possano ospitare contributi a una riflessione che deve continuare”. “Personalmente impegnerò tutto me stesso per essere un pastore itinerante e nomade, per raggiungervi là dove vivete: risiederò il tempo stretto necessario nei “palazzi” e mi sposterò frequentemente, con la grazia di Dio, da una comunità all’altra, da un borgo all’altro. Uso un’immagine geometrica. Fino ad oggi abbiamo immaginato la diocesi come un cerchio con un centro, da domani sarà un’ellisse con due fuochi (Pesaro e Urbino, dove abiterò ex aequo). Sempre con un centro, che non è il vescovo, bensì Cristo”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Italia