Papa a Malta: incontro di preghiera a Gozo, “non possiamo accoglierci solo tra di noi, all’ombra delle nostre belle chiese, mentre fuori tanti fratelli e sorelle sono crocifissi dal dolore”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Ritornare all’inizio significa anche sviluppare l’arte dell’accoglienza”. Ne è convinto il Papa, che dal Santuario di Ta’ Pinu a Gozo, il più grande santuario mariano dell’arcipelago maltese, è tornato sul tema dell’accoglienza come “stile perenne del discepolato”.  “Il culto a Dio passa per la vicinanza al fratello”, ha ribadito: “Quanto è importante nella Chiesa l’amore tra i fratelli e l’accoglienza del prossimo!”. “L’accoglienza reciproca, non per pura formalità ma in nome di Cristo, è una sfida permanente”, ha spiegato Francesco: “Lo è anzitutto per le nostre relazioni ecclesiali, perché la nostra missione porta frutto se lavoriamo nell’amicizia e nella comunione fraterna. Siete due belle comunità, Malta e Gozo, Gozo e Malta, non so qual è la più importante o quale è la prima: proprio come due erano Maria e Giovanni! Le parole di Gesù sulla croce siano allora la vostra stella polare, per accogliervi a vicenda, creare familiarità, lavorare in comunione! E sempre andando avanti nell’evangelizzazione, perché la gioia della Chiesa è evangelizzare!”. “Non possiamo accoglierci solo tra di noi, all’ombra delle nostre belle Chiese, mentre fuori tanti fratelli e sorelle soffrono e sono crocifissi dal dolore, dalla miseria, dalla povertà e dalla violenza”, il monito. “Vi trovate in una posizione geografica cruciale, che si affaccia sul Mediterraneo come polo di attrazione e approdo di salvezza per tante persone sballottate dalle tempeste della vita che, per motivi diversi, arrivano sulle vostre sponde”, le parole dirette ai maltesi: “Nel volto di questi poveri è Cristo stesso che si presenta a voi. Questa è stata l’esperienza dell’apostolo Paolo che, dopo un terribile naufragio, fu calorosamente accolto dai vostri antenati. Ecco il Vangelo che siamo chiamati a vivere: accogliere, essere esperti di umanità, accendere fuochi di tenerezza quando il freddo della vita incombe su coloro che soffrono”. “E anche in questo caso da un’esperienza drammatica nacque qualcosa di importante, perché Paolo annunciò e diffuse il Vangelo e, in seguito, tanti annunciatori, predicatori, sacerdoti e missionari seguirono le sue orme, spinti dallo Spirito Santo, per portare avanti la gioia della Chiesa che è evangelizzare”, ha sottolineato Francesco: “Vorrei dire un grazie speciale a loro: ai numerosi missionari maltesi che diffondono nel mondo intero la gioia del Vangelo, ai tanti sacerdoti, alle religiose e ai religiosi e a tutti voi. Siete un’isola piccola, ma dal cuore grande. Siete un tesoro nella Chiesa e per la Chiesa. Per custodirlo, bisogna tornare all’essenza del cristianesimo: all’amore di Dio, motore della nostra gioia, che ci fa uscire e percorrere le strade del mondo; e all’accoglienza del prossimo, che è la nostra testimonianza più semplice e bella nel mondo. E così andare avanti, percorrendo le strade del mondo, perché la gioia della Chiesa è evangelizzare”.

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