Ucraina: mons. Marino (Savona), “non cadiamo nella partigianeria, facciamoci intercessori e artigiani di pace”

“Siamo chiamati certo a discernere tra chi è aggredito e chi aggredisce, ma non dobbiamo cadere nella partigianeria, come se fosse un videogioco. Possiamo solo farci intercessori e artigiani di pace, con la preghiera e il digiuno; possiamo solo pregare per le vittime e dire forte, con il Papa, che ripudiamo la guerra e che le armi non sono la via della pace!”. Lo ha affermato ieri sera il vescovo di Savona-Noli, mons. Calogero Marino, nell’omelia pronunciata durante la Messa crismale.
In questo tempo di guerra, ha osservato, “siamo pure chiamati, anche se ci procura dolore, a guardare i volti sfigurati delle vittime, ad ascoltare i racconti dei sopravvissuti. E anche lo sguardo e l’ascolto potranno diventare preghiera, e vicinanza, impotente ma vera. E Bucha, Makariv non saranno solo nomi, ma luoghi dove, misteriosamente, si rinnova la Pasqua di Gesù”.
Nell’omelia, il vescovo ha confessato di essere “contento di abitare questo tempo difficile, perché ci è dato (a me come a voi) di praticare i verbi fondamentali della vita: perdere e ritrovare, morire e nascere, servire e amare… È tempo pasquale, questo nostro tempo, benedetto e maledetto. Siamo chiamati ad amare questo tempo, senza nostalgia per una cristianità che non c’è più e senza fuggire in un tempo che non c’è ancora…”. “Tempo pasquale, vi dicevo, anche se dobbiamo riconoscere che non sempre siamo stati capaci di leggerlo così, nella stagione della pandemia”, ha proseguito mons. Marino. “Questo tempo pasquale contiene in sé un kairos unico nella storia della Chiesa. Per questo è bello abitarlo! A noi è chiesto (ed è, lo ripeto, la prima volta in 2000 anni!) di annunciare la bella notizia della prossimità di Dio in una società istituzionalmente non religiosa e culturalmente post-cristiana. Una bella sfida, che tocca proprio a noi!”, ha aggiunto il vescovo, chiedendo: “Come vivere questa sfida?”. “È, in fondo, la domanda del nostro Sinodo (che si inserisce, peraltro, nel cammino sinodale di tutta la Chiesa, voluto con tenacia da Papa Francesco) e non posso/voglio certo affrontarla qui, da solo”, ha notato mons. Marino, che ha voluto condividere due indicazioni: “Diffidare della solitudine e cercare/praticare/amare la comunione” e “uscire dalle nostre confort zone, condividendo davvero (nella preghiera, ma anche nella vita reale) ‘le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di coloro che soffrono’ (GS 1)”.

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