Ecumenismo: Simonelli (teologa), “è importante ‘depatriarcalizzare'” il nome di Dio. “‘Padre’ è cifra di relazione, origine della vita e custodia”

Per Cristina Simonelli, già presidente del Coordinamento teologhe italiane (Cti), vivere, come ha fatto per venticinque anni, in un campo rom “è stato un allargamento dei confini. Riconoscere tutti come figli, figlie, padri e madri. Non l’ho vissuto come un’alternativa, io non riesco a distinguere la mia vita, la grazia che ho ricevuto per avere i piedi lì e la teologia delle donne. Uno dei motivi per cui sono andata è stato: ‘Voglio provare se il Padre nostro tiene’. Non mi ponevo la domanda su padre e madre, ma su ‘nostro’. L’ho vissuta come promessa mantenuta. Questo aspetto della preghiera del ‘Padre Nostro’ è stato importante, una parola profetica”. Lo ha detto nel suo intervento alla sessione di formazione ecumenica del Sae, in corso al Monastero di Camaldoli
Il contributo delle teologie delle donne alla ricerca di Dio Simonelli lo definisce con tre elementi mutuati da un libro della collega Elisabeth Green: manomissione, profondità, rispetto. “Manomissione non è solo scardinare, è anche liberare le persone e la Scrittura. Profondo rispetto per la Tradizione senza lasciare niente fermo, rovesciando. Per rispetto e obbedienza, manomettere, cioè aprire tutto e cercare di liberare tutto. Liberare, attraversare i trattati teologici e la Scrittura”.
Della preghiera del “Padre Nostro” la teologa ha sottolineato che nella versione di Matteo è introdotta dall’invito a non fare come i pagani, a non sprecare parole. “A Gesù è stato dato ogni potere in cielo e in terra, non a noi”. La parola padre si può tenere ma accompagnata a madre. “È importante ‘depatriarcalizzare’ – l’invito della teologa -. L’annuncio dell’evangelo e l’Abbà pronunciato da Gesù dice in che modo intendere padre e madre. Padre non è il nome di Dio, ma è cifra di relazione, origine della vita e custodia, paterna e materna. Non vogliamo sostituire madre a padre. Teniamo entrambi, teniamo la complessità delle differenze tra uomini e donne e anche tra confessioni. Potremo affermare la ricchezza della comunione come differenze riconciliate e riconvertite dal tarlo originario della gerarchizzazione”.

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