Myanmar: il “grido” del card. Charles Bo, Paese allo stremo per Covid e conflitto armato. “È un’apocalisse di morte e malattia”

Myanmar sotto la morsa del Covid, della fame e del conflitto armato. L’appello lanciato qualche giorno fa dal card. Charles Bo, arcivescovo di Yangon e presidente dei vescovi birmani, per allertare il mondo sulla emergenza contagi nel Paese, si è trasformato in un grido disperato: “Sono tempi apocalittici”, ha detto ieri l’arcivescovo nell’omelia pronunciata durante la messa domenicale. Giovedì 22 luglio è morto per Covid il vescovo della diocesi di Pathein, mons. John Hsane Hgyi. Nel giro di poche settimane i casi di contagio sono triplicati. Aggiornate ad oggi, le statistiche parlano di 269.525 casi di Coronavirus, 7.111 morti e 185.402 persone ricoverate. Il cardinale parla della disperata ricerca di ossigeno per curare le persone in case, di ospedali sovraccarichi e di “lunghe code nei cimiteri”. “Imploriamo coloro che ci governano: siate buoni pastori, salvate il nostro popolo”. La situazione epidemiologica in Myanmar è chiaramente aggravata dal conflitto armato che da febbraio, con il colpo di Stato e la presa del potere da parte della giunta militare, sta infiammando il Paese. “Se non c’è la pace, centinaia di persone verranno sepolte ogni giorno”, dice l’arcivescovo. “Non possiamo permetterci conflitti; ancora una volta faccio appello: la pace è l’unico vaccino contro ciò che si sta trasformando in un’apocalisse di morte e malattia. Dio ci sta chiamando: asciugate le lacrime dagli occhi degli uomini e delle donne del nostro paese. Sì: possiamo invertire la rotta”. Le parole del cardinale sono drammatiche. Nell’omelia, parla di un Paese in ginocchio a causa del Covid, del conflitto armato e del collasso dell’economia. “Fame, disoccupazione, sfollamenti, centinaia di morti violente e con l’ingresso del Covid, mancano medicine e ossigeno. Quello che succede in Myanmar ferirebbe qualsiasi sensibilità. Il mondo piange con la nostra gente. Il Papa continua a pregare con noi, pronunciando parole struggenti: Anch’io mi inginocchio per le strade del Myanmar e dico: basta con la violenza! Anch’io alzo le braccia e dico: prevalga il dialogo”.

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