Disabilità: Corrado (Cei), “l’inclusività è fondamentale anche nella comunicazione”

Vincenzo Corrado (ph. SIR/Gennari)

“Il nostro stile di comunicazione deve essere integrato, perché la nostra vita non è divisa in settori distinti; integrale, perché non siamo dimensioni a sé stanti ma facciamo parte di una grande comunità; inclusivo, perché nessuno deve essere escluso dalle nostre comunità. L’inclusività è dirimente: non è questione di fragilità, ma di ricchezza”. Lo ha detto Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio per le Comunicazioni sociali della Cei, che è intervenuto questo pomeriggio all’incontro del gruppo di lavoro del Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità in corso a Brenzone sul Garda. “La comunicazione è un’opera artigianale in cui emerge la sana creatività”, ha osservato: “Non è un’opera isolata, perché non comunichiamo per settori separati. Deve essere profondamente ecclesiale e, per questo, superare le divisioni”. La pandemia, ha spiegato Corrado, “ha insegnato che c’è bisogno di un di più di impegno nell’uso delle parole. Non esistono specializzazioni, si tratta di avere un linguaggio purificato che sappia trasmettere l’amorevolezza della cura e sappia custodire l’altro. Chi vive il contatto con la fragilità conosce questa profondità. Bisogna spogliarsi degli aggettivi inutili per arrivare alla sostanza della persona”. Il direttore dell’Ufficio Cei ha quindi invitato a “pungolare la comunicazione sull’inclusività” e ha suggerito ai responsabili diocesani del Servizio di “costruire relazioni con gli Uffici per la comunicazione sociale, perché nessuno sia escluso”. Infine, Corrado ha stilato un decalogo di presenza sui social: non approcciarsi ai social con le logiche degli influencer; puntare alla costruzione della comunità più che alla divisione in tifoserie; non sottovalutare mai l’importanza del linguaggio; non utilizzare parole che raccontano solo il proprio “ego”; usare i social con maturità umana; far tesoro della ricchezza della propria spiritualità; essere originali nella fede; ricordare sempre di avere un’unica identità; abitare i social significa studiarli; impegnarsi per una formazione continua e permanente.

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