Papa Francesco: per uscire dalla pandemia “correggere ciò che non funzionava”, serve “conversione ecologica”

Per uscire dalla pandemia, occorre “sviluppare un’idea di ripresa che miri non solo a ricostruire quello che c’era, ma a correggere ciò che non funzionava già prima dell’avvento del Coronavirus e che ha contribuito ad aggravare la crisi”. Lo ribadisce il Papa, nel videomessaggio inviato ai partecipanti alla 16ª edizione del Globsec Bratislava Forum dedicato al tema: “Rebuild the World Back Better”.”Chi vuole rialzarsi da una caduta, deve confrontarsi con le circostanze del proprio crollo e riconoscere gli elementi di responsabilità”, osserva Francesco, stigmatizzando “un mondo che si è fatto ingannare da un illusorio senso di sicurezza fondato sulla fame del guadagno”. “Vedo un modello di vita economica e sociale, caratterizzato da tante disuguaglianze ed egoismi, in cui un’esigua minoranza della popolazione mondiale possiede la maggioranza dei beni, spesso non esitando a sfruttare persone e risorse”, l’analisi del Papa: “Vedo uno stile di vita che non si prende abbastanza cura dell’ambiente. Ci si è abituati a consumare e a distruggere senza ritegno ciò che appartiene a tutti e va custodito con rispetto, creando un ‘debito ecologico’ a carico anzitutto dei poveri e delle generazioni future”. “Da una crisi non si esce uguali: o si esce migliori o si esce peggiori. Ma uguali mai”, ricorda Francesco, secondo il quale “la crisi ci apre la strada verso un futuro che riconosca la vera uguaglianza di ogni essere umano: non un’uguaglianza astratta, ma concreta, che offra alle persone e ai popoli opportunità eque e reali di sviluppo”. Di qui la necessità di “un modello di sviluppo che ponga al centro ogni uomo e tutto l’uomo”: “Agire per lo sviluppo di tutti è porre in atto un’opera di conversione. E anzitutto decisioni che convertano la morte in vita, le armi in cibo”. “Ma abbiamo tutti bisogno di intraprendere anche una conversione ecologica”, conclude il Papa esortando ad agire “con urgenza” per proteggere la nostra casa comune e auspicando “un modello di ripresa capace di generare soluzioni più inclusive e sostenibili; un modello di sviluppo che si fondi sulla convivenza pacifica tra i popoli e sull’armonia con il creato”.

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