Diocesi: Roma, il 23 giugno la traslazione dei resti mortali di Enrichetta Beltrame Quattrocchi dal Verano a Santa Prassede

Si terrà il 23 giugno la traslazione dei resti mortali della serva di Dio Enrichetta Beltrame Quattrocchi dal cimitero del Verano alla basilica di Santa Prassede, da lei frequentata quotidianamente. Alle 10.30 – informa il Vicariato di Roma – ci sarà la benedizione del sarcofago e tumulazione nella cappella di San Pio X; seguirà, alle ore 11, la solenne celebrazione eucaristica presieduta da mons. Domenico Battaglia, arcivescovo metropolita di Napoli. Enrichetta – battezzata con il nome di Enrica – fu l’ultima figlia dei beati coniugi Luigi e Maria, prima coppia elevata agli onori degli altari nella Chiesa cattolica il 21 ottobre del 2001. “Amava definirsi un semplice ‘mestolino’ nelle mani di Dio”, ricorda il postulatore della causa di beatificazione e canonizzazione, padre Massimiliano Noviello: “Rappresentò un mirabile e originale esempio di vocazione al servizio del bene familiare, con l’assistenza gioiosa e generosa ai genitori, ai fratelli e a quanti ebbero bisogno di aiuto materiale e spirituale, guidando anche giovani coppie di fidanzati. Nella sua casa, santuario domestico, sia a Roma che a Serravalle di Bibbiena, accolse e sostenne, con umile zelo, prelati, religiosi e vocazioni attraverso la preghiera, il consiglio e l’esempio”. Nata il 6 aprile 1914 e deceduta il 16 giugno 2012, all’età di 98 anni, Enrichetta è vissuta di preghiera e di carità verso gli ultimi. Laureata in Lettere moderne all’Università La Sapienza, si specializzò in Storia dell’arte, che insegnò in diversi istituiti liceali della Capitale e che, dal 1966, mise a frutto presso l’Istituto nazionale della grafica, dove fu soprintendente, realizzando mostre e curando pubblicazioni. “Si dedicò a un’incessante attività di volontariato, cattolico e laicale”, sottolinea il postulatore: “A partire dal 1936, accompagnò in numerosi viaggi i treni di ammalati dell’Unitalsi diretti a Lourdes e a Loreto. Dal 1938, entrò a far parte delle Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli, presiedendo un gruppo di ‘damine’ che prestava assistenza nelle zone di Trastevere e della Montagnola, allora molto degradate. Nel pieno del secondo conflitto mondiale, Enrichetta ed il suo gruppo contribuiscono alla rischiosa attività di soccorso ai fratelli ebrei, ai perseguitati politici, ai soldati, ai rifugiati, cui si prestava, in contatto con il monastero di Subiaco, l’intera famiglia Beltrame Quattrocchi. Seguendo l’esempio materno e insieme con lei, dal 1939 presta assistenza come volontaria presso la Croce Rossa, diplomandosi infermiera nel 1940”. Per un certo periodo manifestò il desiderio di farsi suora, ma un accurato discernimento le fece comprendere “che la sua vocazione era dedicarsi al servizio generoso dei suoi familiari”, spiega padre Noviello. A partire dal 1994 si dedicò totalmente al processo di beatificazione dei genitori.

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