Myanmar: è emergenza profughi al confine con la Thailandia, 3mila in fuga dallo Stato del Karen

Oltre ai morti, ai feriti, agli arresti di massa, il Myanmar si trova a fronteggiare un’altra emergenza ed è quella della fuga forzata delle persone dai villaggi verso la Thailandia. Più di 3.000 persone di etnia Karen sono state costrette a fuggire dalle loro case e a rifugiarsi in Thailandia a seguito di attacchi aerei militari. A denunciare per prima la situazione è stata l’Organizzazione delle donne Karen: il 27 marzo, i militari hanno lanciato attacchi aerei notturni su cinque aree della municipalità di Lu Thaw, nel distretto di Mutraw, uccidendo tre civili e ferendone altri sette. Gli attacchi hanno costretto più di 10.000 persone a nascondersi terrorizzati nella foresta e più di 3.000 sono andati a rifugiarsi in Thailandia. Nel condannare l’escalation di violenza, la “Karen Women’s Organization” chiede “una risoluzione urgente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per portare la situazione in Birmania davanti alla Corte penale internazionale; inviare immediatamente un organismo di monitoraggio in Birmania e imporre un embargo globale sulle armi alla Birmania”. Sulla vicenda è intervenuta anche la Rete europea Karen chiedendo al governo thailandese di fermare il rimpatrio forzato dei rifugiati Karen in Birmania. Secondo l’organizzazione, le autorità thailandesi hanno bloccato l’arrivo degli aiuti umanitari ai rifugiati ed hanno iniziato a costringerli a rientrare nello Stato di Karen nonostante il pericolo di ulteriori bombardamenti e la presenza di jet che continuano a sorvolare i villaggi. “Il rimpatrio forzato di persone in una zona di conflitto – scrive in un comunicato la Rete europea – equivale a un respingimento e come tale, è contrario al diritto internazionale sui rifugiati”. L’organizzazione chiede pertanto all’Ue, ai governi europei e al governo degli Stati Uniti di intervenire e chiedere al governo thailandese di non rimandare indietro i rifugiati fino a quando le persone in fuga non sentiranno di poter tornare nelle loro case in tutta  sicurezza. I Karen di Birmania sono spesso in conflitto con il potere centrale. Lo stato del Karen – che conta anche una grande popolazione cristiana – ha visto più di 60 anni di conflitto tra i militari e il KNU a causa della negata indipendenza nazionale e della repressione nei loro confronti. Il conflitto interno ha causato almeno 500 mila sfollati interni e oltre 130 mila rifugiati costretti a vivere in condizioni di estremo disagio nei campi profughi in Thailandia. Malgrado la situazione sarebbe potuta cambiare con la vittoria alle elezioni del 2015 del National League for Democracy (Nld) guidato da Aung San Suu Kyi, nei territori abitati dai Karen la situazione è rimasta sempre la stessa. La motivazione è soprattutto economica visto che la Regione in cui vivono è ricca di risorse naturali:  legname, gas, pietre preziose, oro. Secondo la European Karen Network, “la soluzione alla crisi dei rifugiati Karen in Thailandia è che i militari in Birmania vengano smantellati e che si torni presto ad una democrazia federale in cui i diritti umani siano rispettati”.

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