1° maggio: Cei, “attivare tutte le reti di protezioni sociale” per diventare “imprenditori del nostro tempo”

“Un piccolo segno di speranza è la forte ripresa delle attività sociali ed economiche nell’estate 2020”. È quanto si legge nel messaggio della Cei per la festa del Primo Maggio. “Appena il giogo della pandemia si allenterà, la voglia di ripartire dovrebbe generare una forte ripresa e vitalità della nostra società contribuendo ad alleviare i gravi problemi vissuti durante l’emergenza”, la previsione dei vescovi italiani, secondo il quale “è fondamentale che tutte le reti di protezione siano attivate”. Il “vaccino sociale” della pandemia, per la Cei, “è rappresentato dalla rete di legami di solidarietà, dalla forza delle iniziative della società civile e degli enti intermedi che realizzano nel concreto il principio di sussidiarietà anche in momenti così difficili”. “Un aspetto fondamentale di questo tempo per i credenti è la gratitudine di aver incontrato il Vangelo della vita, l’annuncio del Salvatore”, si legge nel messaggio: “La pandemia, infatti, ci ha permesso di sperimentare quanto siamo tutti legati ed interdipendenti. Siamo chiamati ad impegnarci per il bene comune: esso è indissolubilmente legato con la salvezza, cioè il nostro stesso destino personale”. Tra i segnali positivi, la Cei segnala alcuni “sentieri inediti nelle politiche economiche”, a cominciare da  “una maggiore integrazione tra Paesi europei grazie alla solidarietà tra stati nazionali e all’adozione di strategie di finanziamento comuni più orientate all’importanza della spesa pubblica in materia di istruzione e sanità”. “L’insostenibilità dei ritmi di lavoro, l’inconciliabilità della vita professionale ed economica con quella personale, affettiva e famigliare, i costi psicologici e spirituali di una competizione che si basa sull’unico principio della performance, vanno contrastati nella prospettiva della generatività sociale”, la tesi della Cei: “L’esercitazione forzata di lavoro a distanza a cui siamo stati costretti ci ha fatto esplorare possibilità di conciliazione tra tempo del lavoro e tempo delle relazioni e degli affetti che prima non conoscevamo. Da questa terribile prova sta nascendo una nuova era nella quale impareremo a diventare ‘imprenditori del nostro tempo’ e più capaci di ripartirlo in modo armonico tra esigenze di lavoro, di formazione, di cura delle relazioni e della vita spirituale e di tempo libero. Se le relazioni faccia a faccia in presenza restano quelle più ricche e privilegiate, abbiamo compreso che in molte circostanze nei rapporti di lavoro è possibile risparmiare tempi di spostamento mantenendo o persino aumentando la nostra operosità e combinandola con la cura di relazioni e affetti”. Due, per la Chiesa italiana, le “bussole da seguire nel cammino pastorale e nel servizio al mondo del lavoro”: la prima è l’enciclica di Papa Francesco Fratelli tutti, la seconda  bussola è il cammino verso la Settimana Sociale di Taranto (21-24 ottobre 2021) sul tema del rapporto tra l’ambiente e il lavoro.

 

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