Ecumenismo: patriarca Bartolomeo su questione ucraina, “non c’è scisma dell’ortodossia”. “Se Mosca avesse collaborato, la questione sarebbe stata risolta”

“Non c’è scisma nell’ortodossia. L’ho detto e lo ripeto ora”. Usa parole nette il patriarca ecumenico Bartolomeo I che in un’intervista pubblicata oggi su Avvenire e su due quotidiani di ispirazione cristiana, l’olandese Nederlands Dagblad e il danese Kristeligt Dagblad, risponde alla domanda sulle forti tensioni che sono scaturite tra il patriarcato di Mosca e il patriarcato ecumenico di Costantinopoli dopo che è stata riconosciuta l’autocefalia (autogoverno ecclesiale) della Chiesa ortodossa di Ucraina. Come risposta, il patriarcato di Mosca ha addirittura rotto ogni condivisione eucaristica. Ma Bartolomeo si rifiuta di parlare di “scisma”. “C’è una visione diversa da parte della Chiesa di Russia sulla questione ucraina”, dice Bartolomeo. Ma “insisto, non c’è scisma nell’ortodossia. Purtroppo, però, la teoria dello ‘scisma’ proviene da alcuni rappresentanti della Chiesa russa. Essi indulgono all’allarmismo nel tentativo di giustificare l’atteggiamento di questa Chiesa di interrompere la comunione eucaristica con qualsiasi Chiesa autocefala e con qualsiasi primate o gerarca che non sia d’accordo con essa. Chi, dunque, crea una tale atmosfera? A quale scopo?”. Scendendo quindi nello specifico ucraino, il patriarca spiega: “Nella questione ucraina abbiamo fatto lo stesso che negli altri casi di concessione dell’autocefalia. Abbiamo seguito la tradizione dell’ortodossia, stabilita dalla secolare pratica ecclesiastica. Ricordo che Costantinopoli aveva già concesso, prima dell’Ucraina, l’autocefalia ad altre nove Chiese locali”. “Così è successo anche nel caso dell’Ucraina”, aggiunge Bartolomeo. “Se Mosca avesse mostrato la volontà di collaborare, rendendosi conto delle condizioni storiche, sociali ed ecclesiastiche emergenti, la questione sarebbe stata risolta molti anni fa. Per tre decenni Mosca è stata ostentatamente cieca di fronte alla tragica situazione ecclesiastica di quel Paese. Ha essenzialmente impedito che si trovasse una soluzione affinché Kiev, che la Chiesa di Russia aveva sottratto alla Chiesa di Costantinopoli – approfittando di circostanze e situazioni storiche -, non sfuggisse al controllo di Mosca. La concessione di uno status autocefalo alla Chiesa di Ucraina da parte del Patriarcato ecumenico era, quindi, non solo ecclesiologicamente e canonicamente corretto, ma anche l’unica soluzione realistica del problema. E, naturalmente, non è stato, come insinuato da alcuni, per servire convenienze politiche o addirittura interessi geopolitici. È stato un atto di responsabilità della Madre Chiesa verso milioni di nostri fratelli ortodossi che si sono trovati, senza alcuna colpa, fuori dalla Chiesa”.

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